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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2014 alle ore 06:38.

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XILINHOT. Dal nostro inviato
Cielo terso, immense verdi praterie punteggiate di yurte bianche abbellite da ghirigori azzurri. Cavalli allo stato brado, mucche e pecore al pascolo nel bel mezzo del nulla. Eppure, nella zona più nuova di questa città cinese non di quarta-quinta fascia, con 250mila abitanti rimasti a mezz'aria tra la vita nomade e il radicamento in città, gente fiera delle tradizioni - alle statue di Gengis Khan si offrono candele, fiori e frutta come al Budda - spunta uno scintillante Redstar Macalline quasi pronto per essere inaugurato. Solo una barriera di lamiera fa da scudo al cantiere.
Da non crederci. Non siamo a Shanghai, Guangzhou, Chengdu o Chongqing, nè a Shenzhen o Tianjin. Siamo ai confini estremi della Cina, ma anche qui la distribuzione dell'arredo è in mano a pochissimi grandi gruppi come questo, creato a fine anni Ottanta da due intraprendenti fratelli originari dello Zheijiang.
Ora Redstar Macalline ha deciso davvero di essere presente in ogni angolo della Cina, anche il più sperduto come questo di Xilinhot, a un'ora di volo da Pechino e tre di auto dal confine mongolo, il format squadrato simile a quello di altri 125 mall attivi in 90 città animati da 50mila venditori su una superficie di 10 milioni di metri quadrati. Quello stesso format sarà, a breve, attivo anche qui, a Xilinhot.
La frenata dell'economia non blocca i piani dell'azienda, in Cina è sempre in questi luoghi che si va e si andrà a scegliere l'arredo per la casa, il negozio su strada praticamente non esiste. E di case, anche a Xilinhot, nonostante la bolla che vaga su tutta la Cina senza (finora, almeno) scoppiare, se ne stanno costruendo a raffica. Palazzi di venti piani e villette unifamiliari in stile californiano.
Federlegno Arredo a giugno, in occasione della visita del premier Matteo Renzi, non a caso ha stretto alleanza con questi protagonisti del mercato, da Easy Home Investement Group a RedStarMacalline Group, appunto, a Tiamanttie YuexingFurnishing Group. Il neocostituito Club Made in Italy (si veda l'articolo in pagina) dovrà dialogare con attori di questo calibro.
Redstar Macalline si picca di essere il numero uno. «Non solo, stiamo ampliando l'offerta - dice Chen Jianfang, la cofondatrice, in collegament da Shanghai - l'anno scorso abbiamo inventato il Redstar B2B international brand service center. Offriamo consulenza ai nostri clienti a tutto campo. Aiutiamo i marchi ad arrivare in Cina, il made in Italy occupa una posizione stategica nel panorama è rinomato per l'artigianalità e la qualità, la Cina è il più grande mercato del mondo, come dimostra la nostra continua espansione. Il potenziale per voi è enorme, la Cina sviluppa ogni anno 1 milione di renminbi in questo settore, i cinesi vogliono prodotti belli di design, dall'origine certificata».
Ma bisogna anche allearsi con le categorie cinesi del legnoarredo, una miriade: Shanghai FurnitureAssociation, CFDCC China Furniture and Decoration Chamber of Commerce e China National Furniture Association, tutte molto attive e potenti, spesso in concorrenza. Molto inserite nel sistema fieristico, anche, il big dei big Furniture China è la kermesse in corso a Shanghai che nel 2013 ha registrato 85.313 visitatori di cui 21.131 stranieri. Ben tremila gli espositori, davveo tanti. Linda Tu è una signora elegante che cura i rapporti iternazionali di Cnfa. «Siamo stati invitati a partecipare al Business Forum China-Italy. Come China National Furniture Association siamo onorati di aver stabilito questo livello di relazione». Mostrando il servizio fotogiornalistico realizzato a Milano Linda Tu si entusiama. «Son sicura che faremo bene, alla Cina l'Italia non puo che far bene. La Cina è in movimento». L'abbiamo capito, se la sfida è, addirittura, portare il divano di design in una yurta mongolica.
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