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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2014 alle ore 16:36.

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Il cambio della guardia alla presidenza della Camera di Commercio di Torino, con la nomina di Vincenzo Ilotte, non è avvenuto nel clima di festa abituale. Ilotte eredita la presidenza da Alessandro Barberis in una fase di totale incertezza: economica, per la crisi che non ha certo risparmiato Torino, e strutturale perché, come ha spiegato lo stesso neo presidente, mancano indicazioni precise su quali saranno i compiti dei nuovi enti camerali e, soprattutto, quali strumenti avranno a disposizione per realizzarli.

Anche Ferruccio Dardanello - presidente sia di Unioncamere Piemonte, sia di Unioncamere nazionale - ha ribadito che, prima di cambiare, occorrerebbe almeno conoscere la realtà che si vuole modificare. E per la Camera di commercio di Torino la realtà significa 294mila pratiche all'anno, mille brevetti e 4mila marchi depositati, 2.800 controlli degli ispettori metrici, mille imprese accompagnate all'estero, mille aspiranti imprenditori formati e consigliati, 10mila studenti coinvolti in progetti di scuola e lavoro. E 20 milioni di euro ai confidi in 5 anni. Senza dimenticare l'attività delle aziende speciali come il Laboratorio chimico, con 20mila analisi all'anno, e il centro congressi Torino Incontra, con 45mila partecipanti ai 380 eventi ospitati.

Proprio i dipendenti delle aziende speciali, quelli per i quali sussistono le maggiori incertezze sul futuro lavorativo, hanno accolto con un applauso l'arrivo di uno degli ex presidenti della Camera di Commercio, quell'Enrico Salza che aveva fatto crescere l'ente camerale subalpino, rafforzandolo e trasformandolo in uno dei protagonisti delle scelte strategiche della città e della provincia.

Per il sindaco Piero Fassino la Camera di commercio non dovrà rinunciare a questo ruolo che, a suo avviso, ha permesso a Torino di attutire la crisi. Anche se Antonello Marzolla, membro del consiglio dell'ente camerale, ha ribadito che la crisi è sempre più pesante, in particolar modo sul settore del commercio.
«Eppure il vento soffia ancora», per Dardanello che ha citato una canzone di Pierangelo Bertoli. Dunque è vietato rassegnarsi, puntando su un vento di novità e di futuro che in Piemonte e a Torino non mancano. E una ipotetica "Repubblica di Torino", ha ricordato Ilotte, si collocherebbe al 62° posto nel rating mondiale degli Stati per il Pil, pari a 68 miliardi di euro. «Ma occorre – ha aggiunto il neo presidente - che le riforme non siano fatte di pancia, ma di cervello». Per evitare che tagli indiscriminati riducano le potenzialità di intervento a favore di industria e commercio, di artigianato e agricoltura. Per Ilotte, tuttavia, Torino può puntare su 4 carte vincenti: gli investimenti nel settore dell'auto per i nuovi modelli di Maserati ed Alfa Romeo, un mega cantiere come quello per la Torino-Lione, l'alta formazione ed il turismo, a partire da quello legato all'Expo milanese del prossimo anno.

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