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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 01 aprile 2015 alle ore 11:08.

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MILANO - Nessun commento ufficiale èarrivato ieri da Expo 2015 sulla nuova inchiesta che si è abbattuta sui suoi vertici. Il commissario unico della società, Giuseppe Sala, preferisce mantenere, per il momento, un atteggiamento garantista, dato che contro il commissario delegato Antonio Acerbo non ci sono per ora misure di tipo cautelare, ma soltanto un'indagine in corso. Ma da più parti starebbero arrivando pressioni su Sala perché chieda ad Acerbo di farsi da parte. Il ruolo centrale di quest'ultimo nella gestione di importanti cantieri per Expo rischia di nuocere all'immagine dello stesso commissario unico.
Chiede invece apertamente le dimissioni di Acerbo il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: «Da garantista – ha scritto ieri in una nota – sono consapevole che siamo di fronte a un avviso di garanzia e non a un arresto o una condanna». Tuttavia, per il bene di Expo, è opportuno che «il commissario delegato Antonio Acerbo faccia un passo indietro. Resta l'esigenza di salvaguardare la reputazione del nostro Paese, di Milano e di Expo». Il Comune meneghino è uno dei soci principali di Expo 2015 e ha avuto nei mesi scorsi un ruolo anche attivo nella gestione del progetto Vie d'Acqua, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con i comitati cittadini. «Ho saputo dell'avviso di garanzia ad Acerbo, vediamo quali saranno gli sviluppi», ha invece tagliato corto Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia (altro azionista di peso di Expo 2015), precisando di non voler esprimere giudizi prima di avere visto gli atti: «È una vicenda che riguarda la società Expo spa, non la Regione Lombardia. C'è il dottor Cantone che presidia e farà quanto si deve fare». «È importante che la magistratura prosegua nelle proprie indagini, facendo i dovuti approfondimenti, ma nel frattempo l'Expo e tutte le opere ad essa connesse devono andare avanti: non possiamo più permetterci alcun ritardo», ha commentato il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà.
Sulla stessa linea il ministro per le Infrastrutture e i trasporti Maurizio Lupi, unica voce ufficiale dell'Esecutivo arrivata ieri: «Noi dobbiamo andare avanti. Abbiamo sempre detto che la posizione del Governo non cambia – ha detto –. Le indagini devono fare il loro corso e ho pieno rispetto per il lavoro della magistratura, ma abbiamo attivato tutti gli strumenti per realizzare le opere e farlo nei tempi certi, perché l'evento sia una grande opportunità per il Paese». Ognuno deve fare la sua parte, ha aggiunto Lupi: «la magistratura prosegue le sue indagini e ben venga tutto ciò che può aiutare alla trasparenza, alla lotta alla corruzione e ad eventuali accertamenti. Il presidente dell'Anac Cantone ha tutti gli strumenti e i poteri, insieme con il commissario Sala, per mantenere il corso dei lavori».
Il rischio che la nuova inchiesta possa rallentare ulteriormente i tempi dei cantieri, già in ritardo, c'è: si teme ad esempio una possibile reazione da parte dagli altri partecipanti alla gara per le Vie d'Acqua: l'azienda seconda classificata potrebbe contestare (come era accaduto per la gara sulle architetture di servizio finita nel mirino degli inquirenti lo scorso maggio) un eventuale commissariamento della Maltauro anche per la gestione di questo progetto. La stessa Maltauro è intervenuta ieri per precisare la sua «assoluta estraneità ai fatti che risulterebbero ipotizzati dalla Procura di Milano». L'azienda veneta, dopo l'arresto dell'allora amministratore delegato Enrico Maltauro (l'8 maggio scorso), ha infatti subito revocato il suo incarico e ha poi provveduto a una ristrutturazione della governance con la nomina di un nuovo ad.
Non si è fatta attendere infine la reazione dei movimenti politici e cittadini che nei mesi scorsi avevano osteggiato il progetto Vie d'Acqua: il comitato No canal ribadisce quanto scritto già due giorni fa in una lettera al sindaco di Milano, dove si chiedeva nuovamente di bloccare i lavori di un'opera definita «inutile, dannosa e costosa, ma soprattutto nociva. Una colata di cemento per portare due metri cubi al secondo dal famoso laghetto alla Darsena». Alcuni deputati delle commissioni Ambiente e Trasporti Movimento 5 Stelle hanno invece scritto al presidente Anti corruzione Raffaele Cantone, denunciando la struttura «marcia a vari livelli» di Expo, e il rischio che «il decreto Sblocca Italia alle porte peggiori la situazione». Secondo i grillini, «si estendono ad esempio i casi di utilizzo della procedura negoziata, cioè della possibilità delle amministrazioni di affidare direttamente i lavori senza gara. La semplificazione degli appalti avviene quasi esclusivamente in fase di gara. Proprio dove i controlli dovrebbero essere più rigorosi».
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I numeri
225 Conto alla rovescia
Giorni mancanti all'avvio di Expo,
in programma dal 1° maggio 2015
80% I cantieri
Stato di avanzamento della Piastra,
che ospiterà i padiglioni espositivi

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