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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2014 alle ore 17:28.

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Palermo - Un comparto che rischia di soccombere sotto i colpi del Socialismo municipale e che mette in pericolo centinaia di aziende e almeno 50mila lavoratori. In Sicilia le imprese di pulizia e servizi integrati rischiano di essere tagliati fuori: alcuni dirigenti di settori importanti dell'amministrazione regionale hanno deciso di non riappaltare il servizio e di affidarlo a una delle partecipate regionali del settore. E ciò nonostante la Corte dei conti abbia documentato che il servizio affidato alle partecipate, le quali sottraggono già ai privati un mercato che vale almeno 430 milioni in tutti i settori, costa più del doppio rispetto al privato. Dirigenti che apparentemente hanno agito in completa autonomia visto che la norma che prevedeva il taglio degli appalti ai privati (il famigerato articolo 10 della legge di stabilità 2014) era stato poi cancellato e visto che non risultano agli atti direttive del governo.

Un processo di internazionalizzazione di lavori fin qui affidati all'esterno che l'Anip, l'Associazione nazionale del settore aderente a Confindustria, ha già denunciato da tempo anche nell'ambito di una audizione in Commissione Lavoro dell'Assemblea regionale siciliana. Concetti ribaditi ancora una volta a Palermo nel corso dell'assemblea nazionale e dell'incontro aperto ai parlamentari regionali e nazionali: «E' ancora vivo – dice Salvatore Navarra, vicepresidente nazionale dell'Anip - il ricordo di quanto accaduto lo scorso dicembre, in occasione della presentazione e approvazione della legge di stabilità regionale. L'intento di internalizzare i servizi di facility in favore delle aziende partecipate dalla Regione Sicilia non aveva trovato compimento. Ora però la questione ricompare come se nulla fosse accaduto mettendo nuovamente a rischio l'intero comparto. Il dettato normativo emerso a gennaio di quest'anno con la cassazione degli articoli di legge che sancivano le internalizzazioni, in linea con il chiaro orientamento politico del governo nazionale, viene oggi a essere aggirato da parte di diverse amministrazioni regionali che stanno procedendo comunque ad affidare a soggetti precari». Una situazione contestata anche dal sindacato: ieri il segretario di comparto Mimma Calabrò della Cisl ha richiamato tutti i parlamentari alla responsabilità. Soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti: un'audizione fissata per il 22 settembre è stata rinviata ma la questione si riproporrà presto. Mentre l'assessore regionale alle Attività produttive Linda Vancheri, a nome anche del presidente della regione Rosario Crocetta, si è impegnata a convocare un tavolo per affrontare il problema: «Mi impegno personalmente – ha detto l'assessore Vancheri – a istituire un tavolo di confronto tra governo, associazioni di categoria e sindacati. Qualsiasi ragionamento non può che partire, però, da un cambiamento culturale: l'impresa non è un nemico da combattere, ma un valore aggiunto per il territorio. E sono contenta, oggi, che qui siano presenti anche rappresentati del parlamento regionale e nazionale, perché solo con la collaborazione dell'intera classe politica è possibile raggiungere risultati». Per Navarra la soluzione c'è ed è anche abbastanza semplice: «Si tratta – dice – di aprire definitivamente al mercato le società a partecipazione pubblica e i servizi che oggi erogano presso gli stabili dell'amministrazione regionale».

Ma quello siciliano è solo un aspetto della complessa problematica che investe il settore: il più temuto perché la Sicilia rischia di diventare un modello anche per altre parti del Paese. Sul tavolo c'è anche la riforma organica del settore riassunta nella proposta di legge (AC 2475) che ha tra i primi firmatari Dario Ginefra e Ignazo Abrignano. Una proposta di legge, spiega il presidente nazionale dell'Anip Lorenzo Mattioli «che accoglie il nostro progetto di Legge quadro sui servizi agli immobili. Gli obiettivi del progetto normativo possono riunirsi in quattro punti: delineare per la prima volta il perimetro complessivo delle attività ricomèprese nel concetto industriale di facility management; favorire l'esternalizzazione dei servizi di gestione degli immobili, razionalizzando le procedure di evidenza pubblica, semplificando le pratiche amministrative con un obiettivo di efficientamento della stessa spesa pubblica; promuovere lo sviluppo di occupazione regolare, contrastando il lavoro nero; tutelare le imprese in caso di ritardato pagamento dei corrispettivi, garantendo un più agevole accesso al credito bancario».

Una norma che, secondo il senatore Giuseppe Marinello, presidente delal commissione Ambiente a Palazzo Madama, così com'è rischia di non completare l'iter parlamentare per la sua vastiàt e complessità: «Ritengo – ha detto Marinello – che Per velocizzare i tempi, piuttosto che portare avanti una legge unica, sia più utile inserire le indicazioni proposte, di volta in volta, nei progetti di riforma attualmente in discussione». Una soluzione, immediatamente ribattezzata "spezzatino", che non dispiace all'Anip: «Purché – dice il presidente – le cose si facciano».

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