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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 23 settembre 2014 alle ore 09:22.

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TARANTO - Dopo l'apertura del dossier Ilva, la visita agli impianti siderurgici. È cominciata ieri da Genova e da Novi Ligure la missione dei tecnici inviati in Italia dal gruppo indiano Jindal, uno dei potenziali acquirenti dell'Ilva. Oggi e domani la delegazione di Jindal sarà a Taranto mentre giovedì e venerdì a Milano, quartier generale della società, dove incontrerà il managing director dell'Ilva, Roberto Renon, il direttore commerciale, Marco Pucci, quello finanziario, Claudio Sforza, e probabilmente anche il commissario Piero Gnudi.

L'avvicinamento di Jindal all'Ilva risale a poco prima dell'estate quando la società, al pari del gruppo franco indiano di Arcelor Mittal, ha sottoscritto un accordo di riservatezza ed esplicitato una manifestazione di interesse. Da allora è cominciato l'accesso alla virtuale data room per conoscere la situazione aziendale da vicino ed ora il sopralluogo agli impianti costituisce un ulteriore passo avanti. La delegazione di Jindal viene giudicata qualificata e comprensiva di responsabili dei settori della produzione e della finanza aziendale.
Jindal è in corsa per la Lucchini di Piombino ma è anche interessato all'Ilva così come ha fatto presente, due settimane fa, al premier Matteo Renzi incontrato in Prefettura a Firenze. E che l'Ilva faccia gola a più di un gruppo siderurgico lo ha detto spesso anche Gnudi, l'ultima volta quando a Milano ha visto le banche per chiudere la trattativa sul prestito ponte da 250 milioni di euro di cui 125 già ottenuti e in parte erogati con gli stipendi di agosto ai dipendenti. Sarebbero almeno quattro i potenziali acquirenti di Ilva: oltre ad Arcelor Mittal e Jindal, c'è anche un gruppo brasiliano e gli arabi di Emirates, ma questi ultimi due non hanno ancora fatto passi formali.
Rispetto a Jindal, Arcelor Mittal appare tuttavia più avanti avendo cominciato prima. E oggi pomeriggio al Mise esponenti del gruppo incontreranno il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e il commissario Gnudi. Dovrebbe esserci anche il gruppo Marcegaglia in quanto soggetto potenzialmente interessato a far parte della nuova cordata dell'Ilva. Nuova cordata che Governo, Confindustria e Federacciai auspicano possa comprendere anche operatori italiani del settore. Nell'incontro odierno Arcelor Mittal – che a Taranto ha i suoi tecnici già a giugno e per due volte – potrebbe chiedere al Governo garanzie in ordine al percorso per l'acquisizione dell'azienda. In sostanza, il gruppo franco indiano sembrerebbe disposto a farsi carico dei costi industriali e ambientali dell'acquisizione (tra l'altro il Governo ribadisce che la bonifica è una priorità) ma non di quelli derivanti dalla vicenda giudiziaria in corso. Primo, perché derivano da responsabilità pregresse, ovvero risalgono alla gestione dello Stato sino alla primavera del 1995 e a quella dei Riva da questa data in poi; secondo, perché non è ancora chiaro quante saranno le richieste di risarcimento danni e a quale importo complessivo ammonteranno. In ogni caso, di tutta questa parte non si farebbe carico Arcelor Mittal ma potrebbe invece essere accollata sul patrimonio dei Riva sequestrato dalla Procura di Milano, di cui una parte servirebbe anche ai lavori ambientali dello stabilimento così come dispongono le ultime norme sull'Ilva varate dal Parlamento.
Arcelor Mittal, prima delle ferie, si è impegnato a presentare entro fine settembre il suo piano industriale. I sindacati ritengono che si andrà oltre questa data, essendo il confronto ancora lontano dal rush finale, ma il Governo oggi chiederebbe ai franco-indiani di provare a serrare sui tempi in modo da offrire all'Ilva un nuovo assetto il più presto possibile.
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