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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2014 alle ore 13:01.

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I nuovi dati elaborati dal Cerved sullo stato di crisi delle Pmi testimoniano come l'Italia sia, al momento, ben lontana da quelle ipotesi di ripresa ultimamente confermate, anche a livello di esecutivo, dai responsabili dei dicasteri economici.

Ovviamente la stretta creditizia gioca un ruolo fondamentale in tale situazione. Da un lato facendo mancare un adeguato sostegno finanziario – in un periodo di stagnazione della domanda – all'intero sistema economico, dall'altro innescando una spirale negativa di sistematico ritardo nei pagamenti, ormai allargatasi a macchia d'olio: è, anzi, logico chiedersi se non sia il caso di intervenire a livello legislativo – e in modo incisivo – su questo malcostume, a cui molto spesso si adattano anche coloro che non versano in eccessive difficoltà.

L'aumento del numero dei fallimenti e la correlata diminuzione di quello dei concordati, in bianco o con piano, non ci sorprende: già a novembre 2013 – come Synergia Consulting Group – avevamo organizzato un convegno a Torino per analizzare a fondo il nuovo istituto, chiedendoci se dello stesso se ne stesse facendo un uso corretto oppure un abuso distorto. I dati oggi in esame indicano con una certa chiarezza come, delle due ipotesi, la seconda fosse la più centrata: infatti, alla luce delle novità introdotte dal Legislatore, con corrispondente riduzione dei margini di manovra, si è posto un freno alla risoluzione della crisi d'impresa a discapito del ceto chirografario, con un «effetto domino» assolutamente non tollerabile.

A ciò si aggiungano i primi interventi delle Procure della Repubblica nei confronti di attestatori un po' troppo disinvolti (e superficiali) nel considerare attendibili alcuni piani – sia riguardo alla continuità aziendale che alla liquidazione – ragione per la quale oggi si tende ad una maggiore attenzione, con una consequenziale riduzione delle domande. Da ultimo non può essere considerato una sorpresa l'aumento consistente dei fallimenti delle società di capitale rispetto a quelli delle società di persone: la limitazione di responsabilità delle prime, infatti, facilita il ricorso alle procedure concorsuali, che possono, invece, avere effetti devastanti sui patrimoni personali nel secondo caso.

Sicuramente l'iniezione di nuova liquidità disposta dalla Banca Centrale Europea potrà avere positive ripercussioni sulle nostre aziende, ma dovrà inevitabilmente essere accompagnata ad una consistente riduzione del carico fiscale, soprattutto a livello di Irap, e ad una completa rivisitazione del mercato del lavoro, di cui oggi tanto si discute.

Massimo Boidi è presidente Synergia Consulting Group, Alleanza Professionale di Commercialisti

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