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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:38.

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RIMINI. Dal nostro inviato
«No no, niente acqua – ci spiega il tecnico – è proprio questa la novità». In apparenza banale, ma che per un mulino alto dieci metri dedicato all'impasto per le piastrelle significa meno sprechi, meno energia, più efficienza, in ultima analisi competitività. A vederla da qui, dal Tecnargilla di Rimini, l'Italia produttiva non pare troppo malmessa. La rassegna biennale delle macchine per ceramica, 1,7 miliardi di ricavi per l'80% legati all'export, è in crescita rispetto all'edizione precedente e ospita ancora una volta migliaia di buyer stranieri, principale risorsa per sostenere lo sviluppo dei nostri produttori.
«L'export cresce - spiega il presidente di Acimac Fabio Tarozzi – e questo è legato anche alla nostra capacità innovativa. Qui in Fiera ci sono novità rilevanti per tutti gli ambiti, dalla macinazione ai forni, dalle presse alla decorazione: è la spinta che arriva dalla ricerca a farci resistere, anche perché le aziende hanno saputo adattarsi al cambiamento rivedendo le strutture interne e le proprie strategie. Tecnargilla è una vetrina ottimale, in crescita del 7% quest'anno, unica realtà con il segno più nelle fiere dei beni strumentali».
Nei primi sei mesi dell'anno è ancora l'export il motore del comparto, con una crescita a doppia cifra che contrasta la stasi del mercato interno, in progresso di appena tre punti dopo il crollo degli anni scorsi. Italia che in un certo senso rimane però l'elemento chiave della competitività, perché è soprattutto grazie alla vicinanza rispetto ai produttori del distretto di Sassuolo che i big dei macchinari sono riusciti a crescere sviluppando una filiera dominante nel mondo. «Anni fa – spiega il presidente di System Franco Stefani – abbiamo proposto la lamina sottile da tre millimetri, oggi se ne producono 20 milioni di metri quadri nel mondo. Noi resistiamo ma si potrebbe fare meglio, ad esempio senza articolo 18. Sa cosa farei? Assumerei domani mattina 100 giovani, rinunciando ad altrettanti interinali».
Tra gli stand la spinta innovativa è pervasiva e un potenziale compratore ha in effetti solo l'imbarazzo della scelta perché qui la filiera produttiva è completa: c'è la pressa da 10mila tonnellate, il forno a basso consumo di energia, la stazione completa di decorazione digitale che in pochi metri trasforma la piastrella da lastra grezza a oggetto di design, la pressa continua capace di gestire formati e spessori di ogni tipo, l'inscatolatore automatico che riduce l'utilizzo di cartone. Rajesh osserva e sorride, gli chiediamo perché. «Vengo da Teheran – spiega –, viaggio lungo ma necessario, perché siete ancora voi i migliori».
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