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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:38.

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MILANO
I primi sette mesi dell'anno non sono andati male sotto il profilo della produzione, anzi. L'output di carte e cartoni è salito dell'1,9% rispetto allo stesso periodo del 2013. In tutto, si è arrivati a 5,25 milioni di tonnellate, con una crescita trainata dal +2,7% di carte e cartoni da imballaggio (arrivati a 2,475 milioni di tonnellate).
I dati sono stati resi noti da Assocarta, ieri, durante la presentazione del premio Omi (Osservatorio Monografie istituzionali d'impresa) che verrà attribuito alla migliore monografia d'impresa. Il termine per le iscrizioni scade il 13 ottobre.
E sono dati in qualche modo sorprendenti, anche perché indicativi di una crescita che nessuno dà per scontata in un contesto come quello attuale. «Devo dire però che già a partire da luglio abbiamo notato un trend meno favorevole», ha precisato Massimo Medugno, direttore generale Assocarta.
A ogni modo, la crescita nella produzione di imballaggi è indicativa, visto che la gran parte di questi imballagi serve per i macchinari e quindi per la produzione industriale. «Molta parte di questa produzione va comunque all'export – aggiunge il direttore di Assocarta – che pesa per il 45% sulla nostra produzione». Bene, infine, anche se non agli stessi livelli degli imballaggi, gli "usi grafici", in cui l'incremento si è attestato sullo 0,9% a quota 1,94 milioni di tonnellate.
Se questi sono i dati relativi ai volumi di produzione, i valori «sono flat» rispetto allo scorso anno. Certo è che l'industria cartaria (122 imprese per 19.700 addetti), anche e soprattutto grazie all'export ha avuto soddisfazione da questa prima parte dell'anno. E non è poco visto che «la filiera della carta e della grafica vale 31 miliardi di euro. Penso – aggiunge Medugno – che alle volte si dimentichi la sua importanza».
Un settore in cui uno dei big, Fedrigoni, va in Borsa ma il quale, anno dopo anno, si trova ad aprire sempre lo stesso cahier de doleances. Due punti su tutti: la richiesta, inevasa, di misure per detassare gli investimenti incrementali in pubblicità e misure per aumentare la competitività di queste industrie "energivore". «E invece – dice Medugno – avviene tutto il contrario. Con il decreto Competitività c'è stato un aggravio sull'autoproduzione di energia». Una tegola che cadrebbe dall'inizio del 2015 e che i produttori puntano scongiurare: «L'allarme c'è. E se è vero che siamo diventati esportatori, non possiamo pagare condizioni che diminuiscono la competitività, anziché aumentarla».
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