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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 09:09.

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La centrale termoelettrica di Porto Tolle, Rovigo, è un impianto a olio combustibile composto da quattro gruppi di produzione per una potenza totale di 2.640 MW. La sua costruzione è stata completata nel 1984 e fino a gennaio 2009, data da cui l'impianto è spento, ha generato oltre 250 miliardi di chilowattora, fornendo in media circa il 5% del fabbisogno energetico italiano.

Da maggio 2005 è al centro di un progetto di trasformazione a carbone che prevedeva l'abbattimento delle emissioni di oltre l'80% rispetto all'esistente.
L'iter autorizzativo ha subito negli anni diversi stop, anche a causa di alcune interpretazioni legate alle norme che regolano la presenza all'interno del Parco regionale del Delta del Po, costituito oltre 20 anni dopo la realizzazione della centrale. Nel giugno 2009 la Giunta regionale del Veneto delibera il decreto favorevole al progetto di riconversione, a luglio dello stesso anno i ministeri Ambiente e Beni culturali firmano il Decreto di compatibilità ambientale (Via) favorevole, cui segue in ottobre il ricorso al Tar del Lazio da parte di Wwf, Greenpeace, Italia Nostra e altre associazioni. A giugno 2010 il Tar respinge tutte le argomentazioni e conferma la Via, e a luglio la Conferenza di servizi finale dà il via libera all'opera. A novembre dello stesso anno nuovo appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar e a gennaio 2011 il ministero dello Sviluppo economico delibera il decreto autorizzativo finale. A maggio 2011 il Consiglio di Stato accoglie l'appello proposto dalle associazioni ambientaliste e annulla la Via, tre mesi dopo, in agosto, su istanza di Enel, il ministero dell'Ambiente riapre l'iter. Nel frattempo sono intervenute modifiche al quadro normativo stabilite da Regione Veneto e Governo, con sospensione dell'iter Via. A giugno 2012 il Consiglio di Stato stabilisce che l'amministrazione statale, nel porre in essere gli atti del procedimento autorizzativo, dovrà applicare la nuova normativa regionale e statale che ha superato il quadro precedente.

Il ministero dell'Ambiente così può riavviare il procedimento di Via, e ad agosto si riapre l'iter di rinnovazione della procedura con la richiesta a Enel di aggiornare i dati progettuali e dello studio di impatto ambientale. Nel 2013 sono state presentate le integrazioni richieste dalla commissione del ministero dell'Ambiente allo studio d'impatto ambientale, ma a gennaio 2014 la commissione ha dato un parere interlocutorio negativo. A marzo 2014 l'Enel ha fatto ricorso al Tar, e nello stesso mese il tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado gli ex vertici Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni, al pagamento dei danni alle parti civili per il pericolo ambientale creato.

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