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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 08:14.

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Accordo in extremis sulla procedura di mobilità aperta a luglio scorso da Coca Cola su tutto il territorio nazionale: gli esuberi scendono da 249 a 160, le uscite avranno luogo in via prioritaria sulla base dei criteri di volontarietà, raggiungimento dei requisiti per la pensione e quindi secondo i termini di legge.
Nel primo pomeriggio di ieri, presso la sede di Assolombarda, il management di Coca Cola Hbc Italia, multinazionale ellenica che qui da noi produce e commercia la celebre bevanda, e le delegazioni di Fai, Flai e Uila hanno trovato la quadra su una delle vertenze più complesse degli ultimi mesi per il settore dell'industria alimentare. Era l'ultimo giorno disponibile, sulla base della legge 223/91, per raggiungere un punto d'incontro o sottoscrivere un mancato accordo. L'urgenza della circostanza ha fatto sì che venisse rinviato l'incontro previsto, sempre per ieri, al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto sulle strategie di Coca Cola: l'azienda si è comunque impegnata a presentare al più presto al Mise un piano industriale dettagliato sul proprio futuro in Italia.
L'accordo di ieri, riguardante gli esuberi delle attività commerciali e amministrative, abbraccia un arco temporale che va fino al 30 dicembre. Apertura non di poco conto è la riduzione degli esuberi pari a ben 89 unità. In via prioritaria si procederà con la non opposizione all'esodo: Coca Cola ha informato le parti sociali del fatto che già esisterebbero 75 persone pronte a lasciare volontariamente. Il 23 ottobre si terrà un coordinamento per fare il punto sul piano in corso. Dal 25 al 30 ottobre si procederà secondo i termini di legge. Quanto alle misure di sostegno economico per chi esce, saranno oggetto di tavoli a livello territoriale. L'accordo sottoscritto ieri sarà ratificato al ministero del Lavoro il prossimo 30 settembre.
Ma ancora più interessante, per comprendere le sorti dell'azienda che in tre anni ha attuato tre processi di riorganizzazione chiudendo stabilimenti storici come quelli di Cagliari e Biella, sarà l'incontro sul piano industriale che Coca Cola si è impegnata a tenere al Mise. Dalla multinazionale fanno sapere che «alla fine ha prevalso il dialogo, anche in virtù degli storici ottimi rapporti con le sigle». Il segretario nazionale di Uila Pietro Pellegrini si augura che ora «l'azienda, archiviata quella che ci auguriamo essere l'ultima riorganizzazione, ci presenti un piano industriale serio e credibile per il futuro e la stabilità del gruppo». Marco Bermani di Flai attende «riscontri concreti sulle scelte che, da qui ai prossimi anni, riguarderanno l'Italia». Fabrizio Scatà di Fai, in ultimo, sottolinea come «il raggiungimento dell'accordo in una vertenza così complessa ribadisca la centralità del ruolo del sindacato come punto di riferimento per la tutela dei lavoratori».
@MrPriscus
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Gli esuberi iniziali
In base all'accordo siglato ieri «recuperati» 89 posti di lavoro

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