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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2014 alle ore 09:46.

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Ottimo per le discoteche, divertente per una serata con i compagni di liceo, il revival anni 60 è quanto mai indigesto per i produttori italiani di cemento. Sette anni di caduta continua della domanda interna hanno abbattuto i consumi oltre le previsioni: a fine anno scenderanno sotto la soglia dei 20 milioni di tonnellate e per trovare un dato peggiore bisogna andare al 1960, 54 anni fa. Per dire, i dischi dei Beatles ancora non c'erano. Svaporati nella crisi il 50% dei ricavi del settore, migliaia di addetti diretti, 21 impianti. Epilogo del resto naturale considerando che le nuove case in Italia sono scese nel 2013 a poco più di 50mila unita, l'80% in meno rispetto al 2008. Case, però, non significa solo cemento e mattoni. Ma anche piastrelle e infissi, mobili e arredi, rubinetti e valvole, caldaie e lampade. Restituire smalto all'edilizia, sfruttandola magari per riqualificare il patrimonio abitativo obsoleto, non è un modo per consumare territorio, piuttosto una via diretta far ripartire il Paese.

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