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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2014 alle ore 06:55.

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Tanto fecero i visionari imprenditori che hanno pensato di portare il solare termodinamico in Sardegna, nei siti di Flumini Mannu e Gonnosfanadiga e di fare dell'Italia la vetrina mondiale del settore, che sono ancora bloccati. Non dai capitali che mancano, come spiega Tiziano Giovannetti, amministratore delegato di Fintel che con Gianluigi Angelantoni presidente di Archimede solar energy è l'anima di questo progetto, ma dalla burocrazia. Il progetto che alla fine del 2013 sembrava essersi sbloccato, con il cambio del governo e degli interlocutori si ritrova così al punto di partenza. Sembra un po' come il gioco dell'oca, questo andare avanti nelle richieste di autorizzazioni per poi ritrovarsi allo start. Il problema è che «ci sono investitori giapponesi, la Chiyoda corporation, che hanno dato la loro disponibilità a investire mezzo miliardo di euro e a questo punto rischiamo veramente di perdere una grande opportunità», dice Giovannetti.
Gli imprenditori che sostengono l'Archimede solar energy però non si danno ancora per vinti e visto che l'inghippo sembra essere politico e burocratico si appellano al D.Lgs 152/2006 e in una lettera chiedono l'attivazione del potere sostitutivo da parte del Consiglio dei Ministri relativamente alla procedura di VIA nazionale dell'impianto solare termodinamico da 55MWe di Flumini Mannu e di Gonnosfanadiga. Soltanto la centrale di Flumini Mannu, secondo le stime del progetto, occuperebbe nela fase di cantiere circa 2mila posti di lavoro per i 3 anni di costruzione e messa in funzione. E poi nel sito per la gestione operativa e la manutenzione servirebbero altre 100 persone impiegate in maniera stabile.
Gli imprenditori scrivono al presidente del Consiglio Matteo Renzi, «per evitare che un importante investimento estero nel nostro paese, del valore di un miliardo di euro, e la possibilità di sfruttamento commerciale su scala mondiale di una tecnologia italiana di eccellenza, in grado di trainare un qualificato aumento delle esportazioni e dell'occupazione, vengano cancellati dalle lungaggini e dai ritardi dei procedimenti autorizzativi che hanno violato tutti i termini temporali previsti dalle leggi».
Il riferimento è al procedimento di VIA nazionale attualmente in corso presso il ministero dell'Ambiente e dei Beni culturali. E riguarda il progetto della centrale elettrica di tipo solare termodinamico a sali fusi da 55 MWe di Flumini Mannu che costituisce il primo esempio mondiale di realizzazione di impianti su scala commerciale che utilizzano la tecnologia solare termodinamica a sali fusi sviluppata dall'Enea e per la quale sono previsti nel mondo investimenti complessivi per molti miliardi di dollari. Se l'Italia riuscisse ad aquisire nel 2020 solo il 10% di questo mercato, secondo le stime dell'Archimede solar energy, significherebbe che le imprese italiane potrebbero fatturare oltre 2 miliardi di euro all'anno. E l'Italia con i progetti di Flumini Mannu e di Gonnosfanadiga potrebbe fare da vetrina mondiale. Eppure ancora una volta qualcosa si è inceppato. Il procedimento autorizzativo in corso, si legge nella lettera, ha violato tutti i termini temporali previsti dalla legge sulla VIA che è di 150 giorni, di ben oltre 100 giorni.
Proprio per questo motivo gli imprenditori chiedono che venga attivato il potere sostitutivo del Consiglio dei ministri per una rapida approvazione. E fanno notare che nei 24 mesi in cui sono stati impegnati nella procedura di approvazione del progetto hanno «incontrato la totale irragionevole opposizione dei funzionari della Regione Sardegna coinvolti nello screeningi di VIA». Un atteggiamento ritrovato anche al ministero dell'Ambiente e al MiBACT.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'INCHIESTA
La denuncia sul Sole 24 Ore
Il 2 ottobre del 2013 l'inchiesta che ha portato
alla luce uno dei diversi casi
di sviluppo bloccato del nostro paese, quello dell'Archimede solar energy in Sardegna, che, secondo le stime dei progettisti, continua a mantenere bloccato un investimento da un miliardo

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