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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2014 alle ore 07:45.

L'internazionalizzazione delle imprese può arrivare anche attraverso il recupero e il refitting delle navi militari. Ed è proprio in questa direzione che si sta muovendo la Cciaa della Spezia e un corposo gruppo di società che lavorano nel settore: 44 aziende italiane, per la maggior parte liguri. Il tutto con il supporto della Marina militare. L'operazione prenderà corpo oggi e domani, nel corso della quarta edizione di Seafuture, incontro internazionale dedicato all'innovazione in campo marittimo, all'interno del quale si svolge il panel “defence refitting”.
Cristiana Pagni, imprenditrice e presidente di La Spezia Eps (azienda speciale della Cciaa spezzina) nonché alla guida di Tecnomar (consorzio di Pmi, che raggruppa oltre 130 imprese che operano nelle tecnologie del mare), spiega che «il panorama delle spese militari di questi anni ha visto l'arrivo sul mercato di nuovi grandi spender, grazie alla crescita delle economie globali di Cina, India, Brasile, Turchia, ma anche di una fascia di Paesi che hanno bisogno di coniugare l'esigenza di dotazioni militari e civili di ordine pubblico con la disponibilità di budget contenuti. Quasi tutte le Marine internazionali e le forze navali di sicurezza devono conciliare le risorse ristrette e la necessità incrementare i tempi di vita delle navi».
Con queste premesse, prosegue la Pagni, «abbiamo preso spunto dalla nuova normativa navale, che prevede collaborazioni tra militari e civili, a abbiamo cominciato a muoverci con l'Arsenale della Spezia, che possiede infrastrutture e bacini, al pari di quelli di Taranto e Augusta». In pratica, è possibile proporre a Paesi esteri l'acquisto, previo intervento di ammodernamento e trasformazione, di unità dismesse dalla flotta militare italiana oppure il refitting di navi delle loro Marine. «Pochi Paesi nell'area europea - afferma la Pagni - sono in grado, oltre all'Italia, di fare operazioni di questo tipo, in pratica solo la Germania e la Turchia».
L'incontro di ottobre prevede riunioni business to business tra consumatori finali, cantieri navali, industrie della difesa, sistema navale, produttori di apparecchiature e aziende. «noi proponiamo ad aziende e consorzi di imprese, con la partecipazione di Sace, contratti chiavi in mano con Paesi esteri e la possibilità di fare joint venture creando società miste anche per entrare nel campo delle manutenzioni delle navi ristrutturate. Il valore dei lavori oscilla tra i 7 e 15 milioni di euro a nave». Oltre alle 44 imprese italiane, al meeting partecipano 4 cantieri indiani, 2 dealer turchi, 2 sudafricani, uno spagnolo e 3 brasiliani. Agli incontri b2b prenderanno parte gli addetti commerciali di almeno 12 Paesi tra i quali Brasile, Eau, Perù, Messico, Egitto, Venzuela e Tunisia.
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