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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 09:35.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2014 alle ore 09:42.

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È di nuovo tempesta giudiziaria in Laguna. L'hanno chiamata operazione Buondì e ancora una volta è scattata nelle prime ore del mattino. Da ieri una nuova inchiesta svela un sistema di illeciti a Venezia; questa volta in campo ambientale. Circa duecento finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno eseguito tre ordinanze cautelari nei confronti di un dirigente della Regione Veneto (ai domiciliari), un imprenditore e una professionista (entrambi agli obblighi di dimora). Altre cinquanta perquisizioni in Veneto ed Emilia-Romagna, con l'esecuzione di sequestri di conti correnti nei confronti di diverse società coinvolte nelle indagini.

Nell'elenco dei 21 indagati figurano alcuni dei nomi finiti nell'inchiesta Mose - anche se qui le dighe mobili non c'entrano -, come l'ex assessore regionale Renato Chisso, ancora in carcere a Pisa; il suo segretario Roberto Casarin, gli ex presidenti del Magistrato alle Acque di Venezia Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta. Altri indagati, estranei al caso Mose, sono l'ex assessore regionale veneto all'Ambiente Giancarlo Conta, il suo ex segretario Paolo Zecchinelli, gli ex sindaci di S.Urbano (Padova) e di Piacenza d'Adige (Parma), di Torri del Benaco (Verona) oltre a tre dirigenti del Consorzio Venezia Nuova. Per i due ex assessori e i due ex presidenti del Magistrato Acque l'accusa è di abuso d'ufficio. Conta ha già dichiarato la sua estraneità ai fatti.

La figura centrale dell'inchiesta è l'ex responsabile della direzione Ambiente della Regione Franco Fior, 57 anni, accusato di avere gestito attraverso un sistema di società create ad hoc progetti di forestazione e riqualificazione ambientale, oltre a controlli su altre aziende dello stesso comparto. Dalle indagini è emersa la figura del dirigente regionale, che assommava su di sé molteplici incarichi nella procedura per il rilascio delle autorizzazioni di intervento ambientale concernenti le aree per la concentrazione dei rifiuti: era membro della commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e della Commissione Tecnica Regionale all'Ambiente.

Le indagini dei Finanzieri hanno evidenziato come il dirigente, conoscendo l'iter delle varie pratiche, riusciva a farsi nominare collaudatore delle opere, in alcuni casi dichiarando falsamente di non avere incompatibilità con tale incarico e, in altri casi, omettendo del tutto di richiedere l'autorizzazione all'incarico alla Regione Veneto.

Sotto le lenti degli investigatori anche le modalità di nomina delle società che per legge dovevano fungere da terzi controllori indipendenti: le indagini indicano che tali società sarebbero riconducibili al dirigente attraverso una fiduciaria svizzera, gestita da un commercialista a lui vicino, indagato. Sono stati anche monitorati molteplici viaggi dall'Italia alla Svizzera degli indagati che comproverebbero, grazie anche agli accertamenti bancari effettuati dalle Fiamme Gialle, un'ingente fuga di capitali illeciti.

Le imprese coinvolte potevano contare su modalità agevolate di assegnazione dei contratti di controllo, grazie appunto all'illecita condotta del dirigente in seno agli organismi competenti della Regione Veneto: in questo modo le imprese hanno acquisito notevoli profitti che difficilmente sarebbero stati conseguibili in una situazione di “libero mercato”.

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