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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2014 alle ore 08:14.

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GENOVA
Una nuova tragica alluvione, dopo quella del 2011 (che provocò sei morti), ha colpito l'altra notte Genova. E anche questa volta il maltempo ha causato una vittima: Antonio Campanella, un infermiere in pensione di 57 anni. Un evento aggravato dal fatto che, ha affermato il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, «ci sono 35 milioni, stanziati per l'alluvione di tre anni fa, che non sono stati tradotti in opere per intoppi burocratici. I 35 milioni sono stati bloccati da contenziosi al Tar e al Consiglio di Stato, per diversi motivi, fra i quali gli appalti impugnati. Appena arrivati al Governo abbiamo istituito una cabina di regia e siamo intervenuti più volte per semplificare il sistema. Abbiamo detto: i lavori vanno comunque avanti, poi se ci sono compensazioni economiche da fare, le faremo».
Alle parole del ministro hanno fatto eco quelle del premier, Matteo Renzi, il quale, dopo aver espresso il proprio cordoglio rivolto alla famiglia della vittima, ha ricordato, a sua volta, l'alluvione del 2011. «Il mio pensiero - ha detto - in questo momento va in particolar modo a quei commercianti che avevano avuto il negozio distrutto dall'acqua tre anni fa, erano ripartiti e adesso si sono trovati di nuovo in ginocchio. Vorrei rassicurarli sul fatto che, trovando le opportune soluzioni giuridiche, noi non lasceremo soli coloro i quali vogliono ripartire, e saremo pronti a fare la nostra parte». Da lunedì, ha aggiunto, «la discussione deve essere su come sblocchiamo le norme. Non è possibile che ci siano situazioni di difficoltà, in alcuni casi legate ai ritardi della burocrazia». E Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi ha aggiunto che «su questo tipo di emergenze non si è fatto granché negli ultimi due o tre anni: ci sono 2,5 miliardi nelle casse dello Stato non spesi».
In effetti, quello che ha colpito Genova è stato un evento meteorologico di proporzioni inusitate, aggravato da un fenomeno molto raro: le piogge autorigeneranti che hanno continuato, per ore, a battere il capoluogo ligure. Ma il fatto più angosciante è che l'allerta meteo, che avrebbe dovuto mettere in guardia per tempo i cittadini, è arrivato quando l'alluvione era già in atto, piombata su una città «fragile e delicata come un corpo malato», come l'ha definita il sindaco, Marco Doria.
Intorno alle 23,15 di giovedì, il torrente Bisagno ha esondato, seguito da altri rivi: il Fereggiano (che causò l'alluvione del 2011) e lo Sturla. Nel corso della notte e della giornata successiva altri rivi sono usciti dagli argini a più riperse, compreso lo Scrivia, nella valle del quale un gruppo di persone è stato costretto a rifugiarsi sui tetti. Un enorme flusso d'acqua si è dunque riversato nel centro e in molti quartieri della città; le piogge hanno investito Genova fino al primo pomeriggio di ieri. L'acqua è salita rapidamente devastando esercizi commerciali e abitazioni al pian terreno.
Il sindaco ha puntato il dito sui modelli previsionali dell'Arpal (l'Agenzia per l'ambiente della Regione), che giovedì aveva diramato lo stato di "avviso" (inferiore quello di "allerta 1") per un previsto temporale, che si è divenuto, invece, un nubifragio. «Nessuno - ha detto Doria - ci aveva preavvertito che certe cose sarebbero potute accadere. Non avendo avuto informazioni in tal senso, il nostro sforzo è stato di affrontare l'emergenza in tempo reale. Nessuna polemica sui modelli previsionali. Stiamo però ai fatti. Dalle ore 22 , le precipitazioni sono aumentate. Il posto di misurazione del Geirato, che affluisce nel Bisagno, ha segnato in 24 ore 400 millimetri di pioggia. Di questi, 262 caduti nelle ultime 12 ore. Nelle ultime sei ne sono caduti 256 e nelle ultime tre 215. E intorno alle 23,15 c'è stata l'esondazione». Anche il presidente della Regione, Claudio Burlando, che chiederà lo stato dicalamità nauturale, ha detto che il modello previsionale dell'Arpal, «altre volte aveva funzionato; stavolta non è stato così». Il governatore ha poi ricordato che sono ferme due opere fondamentali per tenere in sicurezza i torrenti genovesi: il secondo lotto della copertura del Bisagno, «finanziato per 35 milioni (quelli di cui ha parlato Galletti, ndr), che è ancora bloccato per un contenzioso» e lo scolmatore del Fereggiano, per il quale «si è in attesa del decreto ministeriale che stanzia i 25 milioni previsti per avviare le procedure di gara». Intanto arrivano le prime reazioni delle associazioni di categoria genovesi. La Cciaa ha stanziato 1,5 milioni per «aiutare le imprese in ginocchio a ripartire». La Confcommercio fa sapere che i danni di questa alluvione sono superiori a quelli del 2011, che ammontavano, per le 1.300 aziende colpite, a quasi 100 milioni, e afferma che le istituzioni «hanno il dovere di risarcire». Chiede, quindi, «la cancellazione e la sospensione dell'enorme e ingiustificato carico fiscale a cui sono sottoposte le aziende colpite». Confesercenti è per «una moratoria su tributi e contributi per le aree colpite». Duro Giuseppe Zampini, presidente di Confindustria Genova. «A tre anni di distanza dall'ultima alluvione - afferma - le segnalazioni di danni che stiamo ricevendo in queste ore dalle aziende associate confermano quanto poco sia stato fatto, nel frattempo, per mettere in sicurezza il territorio. Sull'eccezionalità dell'evento anche questa volta hanno pesato i ritardi della burocrazia. Confindustria Genova ritiene di interpretare il pensiero di tutti gli associati nel richiedere a tutte le istituzioni meno dichiarazioni ma più decisi, efficaci e programmati interventi per risolvere situazioni che ormai sono state a lungo studiate ed analizzate». Intanto, l'allerta meteo "2" per Genova prosegue fino alle 12 di oggi.

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