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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2014 alle ore 08:14.

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GENOVA. Dal nostro inviato
Umberto Bruschini, dottore in scienze forestali che conosce ogni dettaglio delle colline di Genova, è inzaccherato dal fango che spala dal negozio distrutto dei vicini di casa: «Sono disperati, hanno perso tutto». Poi indica gli alberi dove passa la massicciata con il fascio di binari della stazione Brignole: «Ancora una volta il torrente Bisagno».
Sempre quel torrente. Pare in asciutta perenne, con il greto sassoso per anni. Poi a volte si gonfia selvaggio e ruggente di fango e allaga sempre gli stessi quartieri, uccide le persone, intasa scantinati e magazzini, distrugge pizzerie negozi automobili, dissolve speranze e risparmi.
Pietro Misurale, ingegnere idraulico genovese e progettista di interventi di difesa del territorio, mostra un documento: rappresenta l'errore iniziale che devasta puntuale il quartiere Foce. «Avevano sbagliato i calcoli sulla portata del fiume. Negli anni 30 - spiega Misurale - l'ultimo chilometro del torrente fu coperto fino alla foce. Per intubare il fiume si basarono su questi dati sbagliati, e il tubo in cui corre il Bisagno è troppo piccolo».
Il documento del peccato originale è di carta ingiallita, è del 1909 ed è l'opuscolo di 89 pagine "Sulla portata massima del torrente Bisagno", dei Sigg. Comm. Ing. Ignazio Inglese, Cav. Ing. Gaudenzio Fantoli e Ing. Raffaele Canepa dedicato al March. Gerolamo Da Passano sindaco di Genova. Con una disputa accesissima fra esimi scienziati con barba selvaggia, collettoni inamidati e cravattini vibranti, gli augusti sapienti smentirono gli studi altrui, corbellerie, e stabilirono che le piene del Bisagno non superano i 500-600 metri cubi d'acqua al secondo. «Non si debbono ammettere che variazioni piccole al livello di piena a monte del ponte», è stampato.
Il Bisagno però non si è adeguato alla sicumera professorale del 1909 e si riempie d'acqua come pare a lui. Nel '53 si calcolarono 800 metri cubi d'acqua al secondo. Quasi mille nel '70. «Può arrivare a 1.200 metri cubi d'acqua al secondo», osserva l'ingegner Misurale. Ogni volta che la piena supera i 500 metri cubi, l'enorme "tubo" largo 48 metri costruito negli anni 30 su cui è nato un quartiere si intasa, il ponte di Brignole fa diga, l'acqua tracima e inonda.
La soluzione? Allarghiamo il tubo in cui è racchiusa la foce, in modo che non tracimi alla stazione di Brignole. Facile da dire, difficilissimo da fare. «Non si sbloccano i fondi», protesta il geologo Guido Paliaga. Qui i soldi (pochi e maledetti) ci sono, ed è ingiusto citare il geniale scrittore praghese Franz Kafka; la vicenda sembra più ispirata al genovese Fantozzi rag. Ugo.
Per ridurre i rischi da allagamento e dare spazio al tratto sotterraneo in cui il torrente passa sotto la città, si è cominciato giustamente dalla foce. Si è scavato in profondità il letto (ora il Bisagno sbocca a 2 metri sotto il livello del mare), s'è alzato il "tetto" che sostiene viali e giardini. Finito il primo lotto sotterraneo, ora bisogna stappare la strozzatura più a monte, verso Brignole.
Il commissario straordinario (l'allora prefetto Giuseppe Romano) bandì nell'autunno 2010 il secondo lotto, 130 metri e 30 milioni finanziati dal ministero dell'Ambiente. Nel marzo 2012 fu assegnato l'appalto. Una decina di imprese escluse fecero ricorso al Tar Liguria, che nel febbraio 2013 diede loro ragione. Il prefetto fece contro-ricorso al Consiglio di Stato, il quale azzerò tutto perché è competente il Tar Lazio. Nei giorni scorsi il Tar Lazio ha stabilito il contrario di quello ligure: ha ragione il commissario; l'appalto va assegnato a chi aveva vinto il bando. In vista un contro-contro-ricorso dei perdenti.
Un caso per tutti. Il Tar Lazio ha emesso il dispositivo della sentenza ai primi di luglio e ha depositato le motivazioni ben tre comodi mesi dopo, ai primi di ottobre.
La stessa tragicommedia potrebbe avere repliche per la costruzione del tunnel del "troppo-pieno" che scaricherà la furia del Fereggiano, un affluente altrettanto distruttore del Bisagno. La settimana ventura saranno aperte le buste delle offerte per una gara così avara da respingere molti candidati. Poi ci sono le invenzioni. Come l'efficace Stopflood, una minidiga inventata a Genova da mettere sulla soglia di casa. Si alza da sola appena sente l'acqua e salva ciò che sta dentro. Ma nessuna istituzione o assicurazione incentiva questi strumenti. E troppi genovesi, che il luogo comune vuole sobri nella spesa, preferiscono aspettare la prossima alluvione.
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