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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 18:49.

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Un sistema debole che ha necessità di trovare nuove strade. E' in sintesi il quadro dei Consorzi fidi siciliani che sono tanti ma tutti, o quasi, alle prese con difficoltà che rischiano di diventare strutturali e fare danni gravi. Un'analisi condivisa dagli addetti ai lavori che si sono incontrati a Castelbuono in provincia di Palermo nell'ambito della seconda edizione del ConfidiDay organizzato dallo studio di Raffaele Mazzeo, consulente di impresa, e autore del rapporto che è stato presentato nel corso dell'incontro. C'è da fare molto anche per rafforzare il sistema alla luce delle considerazioni fatte da Antonio Cinque, direttore della sede palermitana della Banca d'Italia: «In Sicilia – dice – vi sono 53 Confidi di cui 6 sono quelli cosiddetti 107 (quelli vigilati dalla banca d'Italia ndr), per un totale di 1,2 milioni di garanzie pari a un ottavo dei prestiti del sistema bancario. Ma il 70% delle garanzie fa capo ai cosiddetti Confidi 107, i quali hanno una dimensione media inferiore rispetto ai Consorzi del resto d'Italia. Un sistema peraltro caratterizzato da redditività debole, situazione patrimoniale difficile, crescita delle sofferenze in una situazione di mercato che tende alla contrazione visto che il monte garanzie è diminuito del 12-13 per cento. Una riflessione sullo sviluppo del mercato delle garanzie credo che sia necessaria per rafforzare un sistema che possa essere solido, efficiente e al servizio delle Pmi».

In ogni caso il rapporto fissa un punto fermo, in un quadro generale che si può definire instabile: l'andamento del 2013 dimostra che il sistema ha tenuto bene perché i confidi stanno svolgendo bene la loro funzione anticiclica di cuscinetto nel momento peggiore. «E' normale che subiscano le perdite – si legge -. Ma appena la crisi finirà, se riescono a sopravvivere, saranno in grado di ricaricare le batterie per affrontare le crisi successive».

«Sono emersi – spiega Mazzeo - risultati inattesi. Nel 2013 il sistema dei confidi “107” registra una perdita cumulata di –18 milioni ed una riduzione dello stock di garanzie in essere del 4,8% ( da 812 a 773 milioni) . Le garanzie deteriorate sono aumentate del 70%. Visto così il sistema sembrerebbe in tilt, ma l'analisi ha fornito un quadro che presenta più luci che ombre. La situazione dei confidi va confrontata con quella delle banche. Al quinto anno consecutivo di crisi le banche italiane nel 2013 hanno presentato una perdita di sistema di – 22 miliardi ed una flessione degli impieghi del - 6,9% rispetto all'anno precedente. Nel 2013 I confidi hanno rafforzato le coperture aumentando i Fondi Rischi su perdite che si manifesteranno in futuro, dal 6% all'8,7%. Una parte delle perdite 2013 dei confidi è causata anche da questa maggiore prudenza adottata in bilancio. Malgrado la forte turbolenza il patrimonio ha tenuto bene riducendosi solamente del 3,8% (da 78 milioni a 75 milioni) ». In questo contesto, secondo Mazzeo, «La tenuta del sistema dei Confidi siciliani è anche merito della Regione siciliana che questa volta ha fatto bene la sua parte. Nel 2013 è stato erogato dall'Irfis il contributo a rafforzamento del patrimonio di 9 milioni che si è rivelato prezioso. Aggiungiamo inoltre che la Regione ha inserito nella proposta di Programma Operativo Po-Fesr per i prossimi anni, oltre 100 milioni di fondi europei per favorire un sistema di confidi più efficace ed efficiente. Quindi il quadro presenta più luci che ombre».

Fin qui l'analisi su come è andata anche se c'è da fare molto in prospettiva lavorando molto sul fronte dei ricavi, considerato che è arduo intervenire sul fronte dei costi: «E' arrivato il momento – dice Mazzeo - che la crescita avvenga anche per reddito. Per questo motivo i confidi devono cominciare a pensare a nuovi prodotti e nuove forme distributive».

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