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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 12:11.

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La città di Terni ferma. Trentamila persone in piazza per lo sciopero generale provinciale proclamato da Cgil, Cisl e Uil contro i 537 licenziamenti annunciati da ThyssenKrupp per l'Ast. Critiche e sollecitazioni al governo da parte dei sindacati. L'impegno del viceministro De Vincenti per riallacciare le trattative. E anche qualche fischio, dal corteo, ai sindacati. E' la sintesi della giornata di Terni, dove migliaia di persone, tra cui operai cittadini e studenti, hanni sfilato per difendere i posti di lavoro. Alla testa del corteo lo striscione che in questi giorni ha accompagnato le proteste degli operai “Noi non ci stiamo!!”. Chiusi i negozi, che hanno affisso cartelli di solidarietà nei confronti dei lavoratori.

Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, a Terni “è in gioco il futuro industriale del Paese”, non solo quello della città. “La chiusura dello stabilimento innescherebbe – secondo Angeletti – altre ristrutturazioni e altre perdite di posti di lavoro”. Nel frattempo, intervenendo alla trasmissione di Radio1 Radio Anch'io, il viceministro Claudio De Vincenti ha assicurato: “Incontreremo l'azienda ed i sindacati per favorire la ripresa del confronto. Serve senso di responsabilità da parte di tutti, soprattutto da parte di ThyssenKrupp”.

Molto dura Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil: “Il problema è capire se il governo vuole davvero assumere la prospettiva e il futuro di questo stabilimento come un impegno di politica industriale da perseguire anche esercitando le funzioni di politica estera” con il governo tedesco. La segretaria generale della Cgil ha chiesto che il governo “intervenga sulla Merkel” e ha poi sottolineato come “doveva essere lo sciopero dei lavoratori ed è invece diventato lo sciopero di tutta la città”, ha detto Camusso, che poi ha espresso forti critiche nei confronti di ThyssenKrupp: “Le loro iniziative, oltre a pregiudicare lo stabilimento, pregiudicano anche l'economia di una intera città, basta pensare agli appalti per dire che c'è proprio una idea di deindustrializzazione”.

Critico nei confronti dell'azione di governo è anche Giuseppe Farina, leader della Fim Cisl, secondo il quale “l'esecutivo è volonteroso ma poco efficace. Non si può solo mediare e invitare le parti al tavolo, ma occorre intervenire anche nei confronti del governo tedesco”. Farina si è anche rivolto direttamente al premier Matteo Renzi: “Caro Renzi – ha detto il segretario dei metalmeccanici Cisl – non si può avere un'industria competitiva con operai malpagati”. Roberto Di Mailo, della Fismic, ha definito “inaccettabile l'inerzia del governo”, mentre Luigi Angeletti si è spinto a chiedere di valutare “anche l'ipotesi di nazionalizzazione”.
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