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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2014 alle ore 08:13.

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CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Maxi investimento del gruppo Cremonini in Russia e in Polonia. Il prossimo 24 ottobre la controllata Inalca Eurasia holdings inaugurerà il primo impianto di macellazione e lavorazione delle carni bovine nella regione di Orenburg, negli Urali del Sud. L'investimento è di 40 milioni di euro, ha una capacità di 130mila bovini l'anno e occuperà 150 addetti.
«Si tratta - spiega il presidente Vincenzo Cremonini - di un progetto-pilota replicabile, avrà un ruolo cruciale nel valorizzare la produzione bovina e garantirà l'acquisizione della materia prima con contratti di lungo termine. La carne sarà commercializzata nei canali distributivi russi e destinata al nostro stabilimento di Mosca, il più grande impianto russo per la produzione di hamburger». In Polonia invece la costruzione «di un impianto da 200mila bovini l'anno è stata appena avviata» precisa l'imprenditore. Inalca è uno dei big europei nel settore della carne bovina ed è presente da 30 anni in Russia.
Per Luigi Scordamaglia, ad di Inalca, «il nostro modello coincide con quello del settore agroalimentare italiano, complementare alle esigenze agroalimentari di tante aree del mondo. Russia, Cina, Africa hanno come priorità strategica la food security, l'aumento della produzione agricola nel loro territorio attraverso la valorizzazione della terra mediante la tecnologia del nostro modello agroalimentare. Aiutare questi paesi ad aumentare la loro produzione agricola di commodity in maniera sostenibile è uno degli obiettivi dell'industria italiana. Di contro, questi Paesi rappresentano, con la progressiva crescita del consumatore medio, mercati in via di sviluppo per tutte le eccellenze del food and beverage italiano. Avremmo un mercato potenziale enorme per le nostre eccellenze se riuscissimo a eliminare anche solo una minima parte delle barriere non tariffarie oggi erette da Stati Uniti, Cina, Giappone e Corea del Sud».
Poi Scordamaglia conclude che la strategia di sviluppo aziendale sarà duale: «Da un lato, in Italia sarà sempre più quella di aggregare un mercato troppo polverizzato, anche attraverso un avvicinamento agli allevatori; dall'altro, sul mercato internazionale, continuare a sviluppare nel mondo piattaforme distributive per la commercializzazione di food and beverage italiano».
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