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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 16:10.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2014 alle ore 18:56.

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L'aeroporto Federico Fellini chiude i battenti, almeno per ora. Tornerà ad essere operativo solo quando saranno completate le procedure per l'assegnazione della gestione alla società Air Riminum che si è aggiudicata la concessione trentennale da parte dell'Enac, l'ente nazionale dell'aviazione civile.

Alla scadenza dell'esercizio provvisorio, il 31 ottobre, non scatterà la proroga nella quale tutti gli operatori turistici – ma anche la Prefettura – avevano sperato. Il Tribunale di Rimini ha infatti chiuso la porta alla possibilità di un rinnovo in attesa che il nuovo concessionario subentri nella gestione. Una svolta inattesa. Sia l'ente sia il prefetto di Rimini Claudio Palomba nelle ultime settimane avevano confermato il loro impegno per evitare lo stop ai voli.

Con il no dei giudici a una gestione straordinaria, si è chiusa così ogni strada giuridicamente percorribile per evitare la chiusura dello scalo. L'aeroporto dovrebbe comunque tornare alla piena operatività entro la fine dell'anno o al massimo entro gennaio del 2015, quando si insedierà la società, creata da un gruppo di imprenditori romagnoli che, in settembre, ha vinto la gara europea indetta da Enac.

Lo stesso Consiglio di amministrazione dell'ente ha espresso rammarico per lo stop forzato, anche se temporaneo. “A partire dall'1 novembre – ha comunicato il Cda - risulta giuridicamente impossibile per l'Enac e per il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti intervenire con forme di gestione diretta” dello scalo.

L'aeroporto Federico Fellini era in esercizio provvisorio dalla primavera scorsa, autorizzato dal Tribunale della città romagnola, dopo il fallimento della ex società di gestione, Aeradria, schiacciata dal peso di un indebitamento superiore ai 50 milioni. Una bancarotta seguita al naufragio dello scalo Ridolfi di Forlì, oggi assegnato a una cordata italo-americana guidata dall'imprenditore statunitense Robert Halcombe. Entrambe le società di gestione erano a maggioranza pubblica.

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