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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 06:39.

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BOLOGNA
Le risorse ci sono: 26 miliardi di euro, con la nuova programmazione settennale europea, per le infrastrutture di trasporto. Dotazione che, per l'Italia, spiega Carlo Secchi, coordinatore europeo dei progetti prioritari Ten -T (Atlantic Corridor) e docente di Politica economica europea alla Bocconi, «dovrebbe tradursi in tre miliardi nell'arco di sette anni, capaci a loro volta di generare dai 10 ai 14 miliardi di investimenti». Nel primo giorno di Expotunnel, il salone bolognese dedicato alle tecnologie per il sottosuolo e alle grandi opere (cento espositori, seconda edizione) a tenere banco sono le opportunità offerte da uno stanziamento tre volte superiore a quello della precedente programmazione. Opportunità condizionate da alcune incognite, come quella che riguarda il cofinanziamento da parte degli Stati membri, in una percentuale di circa il 40%. Il classico collo di bottiglia. Perché in Italia, dice Secchi, «c'è un problema di risorse limitate e per questo si pone il tema del coinvolgimento del privato, di attirare investimenti valutando strumenti finanziari innovativi». In gioco grandi infrastrutture come la Torino- Lione, il Brennero, la Napoli-Bari, il completamento del collegamento tra Milano, Venezia, Trieste e la Slovenia. Per adesso, come ha spiegato all'inaugurazione del salone il presidente degli industriali Giorgio Squinzi, la previsione «complessiva di quasi 4 miliardi di euro sul fondo Infrastrutture è una boccata di ossigeno per un settore le cui difficoltà tutti conosciamo e che ormai è allo stremo». Anche se i «tagli previsti al fondo sviluppo e coesione per il periodo 2014-2020 rischiano di renderne l'impiego non efficiente come vorremmo». Con uno sguardo all'Europa, che investe sui grandi corridoi, i big presenti alla vetrina – da Mapei Utt e Basf (materiali e prodotti speciali) a Geodata e Geotunnel (progettazione) – si muovono contemporaneamente verso mercati lontani come l'Australia, nuova frontiera per le imprese che operano nel settore delle grandi opere infrastrutturali. Le proiezioni del trasporto merci in Australia al 2030, secondo gli ultimi dati forniti da Austrade, prevedono un aumento del 50% del traffico su gomma, del 90% su ferro, del 150% con il trasporto marittimo e del 100% con il trasporto aereo. Cosa che spiega la presenza di una delegazione australiana al salone emiliano, invitata insieme ad altre delegazioni provenienti da Arabia Saudita e Russia, a conferma della dimensione internazionale della manifestazione.
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