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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 10:33.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2014 alle ore 11:03.

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Sull'Ilva di Taranto potrebbe presto abbattersi una nuova tempesta giudiziaria. Il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha infatti scritto alla Procura della Repubblica segnalando che «l'attività criminosa» del siderurgico «non si è interrotta» e che vi sono «evidenti lesioni a salute e ambiente». Se la Procura deciderà una nuova stretta, lo si vedrà nei prossimi giorni, ma è del tutto evidente che la Magistratura ha deciso di alzare il tiro nei confronti del siderurgico.


Il gip che scrive alla Procura è lo stesso che a luglio 2012 ha messo sotto sequestro, senza facoltà d'uso, gli impianti dell'area a caldo e ordinato una serie di arresti, tra cui quelli di Emilio Riva - scomparso ad aprile scorso - e dei figli Nicola e Fabio, tutti ai vertici dell'Ilva nel corso degli anni. Alla Procura il gip ha spedito anche le relazioni dei custodi giudiziari ai quali è affidata la vigilanza sugli impianti sequestrati. Infatti, sebbene l'Ilva produca e non si sia mai fermata completamente, altiforni e acciaierie, così come parchi minerali e agglomerato, restano infatti sotto sequestro.

Con una differenza: a luglio 2012 non c'era la facoltà d'uso per l'azienda, da metà 2013 invece c'è, perchè nel frattempo la Corte Costituzionale ha dato l'ok alla prima legge sull'Ilva, la 231 del 2012, che stabilisce che l'azienda possa continuare a produrre e a tenere in attività gli impianti con finalità di risanamento ambientale a condizione che applichi l'Aia. Gip e Procura si sono opposti a questa legge, sollevando eccezione di incostituzionalità, ma la Consulta gliel'ha respinta.

Nei giorni scorsi il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, ha detto che il 75 per cento delle prescrizioni Aia è stato già adottato con un impegno di 583 milioni di euro, ma le sue dichiarazioni - rese sia al Senato e contenute anche nella prima relazione di gestione - non convincono nè l'Arpa Puglia, nè i sindacati. L'Arpa infatti osserva che se la situazione ambientale di Taranto è migliorata, lo si deve solo al fatto che l'Ilva produce meno e che gran parte delle cokerie sono spente. Stando all'ultimo piano ambientale, che modifica in parte i tempi dell'Aia di ottobre 2012, l'Ilva deve completare le prescrizioni Aia entro agosto 2016 e giungere all'80 per cento di realizzazione entro luglio prossimo.

La lettera del gip arriva in un momento molto delicato per l'Ilva. L'azienda infatti attende che il gip di Milano, Fabrizio D'Arcangelo, si pronunci sull'istanza finalizzata ad ottenere l'uso dei soldi - 1,2 miliardi - sequestrati ai fratelli Adriano ed Emilio Riva per presunti reati fiscali e valutari. Istanza che l'Ilva ha presentato in base alla legge e per impiegare le risorse nel risanamento dello stabilimento. Attuare le prescrizioni ambientali dell'Aia costa infatti 1,8 miliardi e l'Ilva, oggi, non ha assolutamente questi soldi, tant'è che per pagare gli stipendi dei mesi scorsi ha dovuto chiedere un prestito ponte alle banche. Ma i primi 125 milioni di euro erogati a metà settembre sono già finiti. Né le banche hanno erogato la seconda tranche, di pari importo, perchè non vedono chiaro nel futuro dell'azienda, la quale rischia di finire in amministrazione straordinaria (legge Marzano).

Senza trascurare che l'aggrovigliarsi dei nodi giudiziari potrebbe complicare la trattativa in corso per la vendita dell'Ilva che, allo stato, vede in campo tre potenziali acquirenti: la cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia, gli indiani di Jindal e Arvedi. Proprio Arcelor Mittal, che sembra in pole position, ha dichiarato nei contatti con Gnudi e col ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che la situazione giudiziaria degli impianti di Taranto - c'è anche un processo in corso - costituisce un'oggettiva complicazione per il negoziato.

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