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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 08:15.

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LAMEZIA TERME. Dal nostro inviato
Un vestito più leggero ma molto protettivo. È la definizione di Unindustria Calabria, la nuova associazione che sostituisce Confindustria Calabria, e rappresenta la prima attuazione regionale di quella che è stata battezzata la "riforma Pesenti" che punta a riorganizzare tutto il sistema confindustriale. Una mutazione, quella calabrese, che si è concretizzata ieri con la delibera di liquidazione della vecchia Confindustria Calabria e la contestuale delibera per la costituzione della nuova Unindustria di cui fanno parte le cinque territoriali della regione (Cosenza, Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria) per un totale di circa tremila imprese. E così la Calabria si candida a diventare un modello per altre, future, aggregazioni di associazioni territoriali che arriveranno.
Un modello cui hanno lavorato alacremente nei mesi scorsi tecnici e rappresentanti delle associazioni territoriali, coordinati da Federico Landi che in Confindustria dirige l'area Organizzazione in un lavoro che è stato definito «non privo di difficoltà a volte anche stupide». E che ieri è stato tenuto a battesimo e presentato alla stampa dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il quale ha sottolineato che si tratta «di un evento altamente simbolico. La riforma Pesenti è la dimostrazione che il nostro sistema è avanti rispetto al Paese. Questa è la conferma che le riforme, quando si vuole, si possono fare. La nuova organizzazione permette di essere più efficienti e di controllare meglio i costi del sistema. Con una situazione di mercato in declino mettersi insieme è un dovere, è qualcosa che dobbiamo ai nostri associati».
Punti ribaditi dai presidenti delle territoriali calabresi che hanno più volte sottolineato gli obiettivi della nuova Unindustria: puntare sull'efficienza, sulla razionalizzazione dei costi ma anche un sistema imprenditoriale più coeso e dunque più forte. Che intanto lancia un messaggio alla classe dirigente della regione e non solo, e in particolare alla politica «cui diciamo: noi siamo cambiati, voi che fate?» è la provocazione di Giuseppe Speziali, fino a ieri presidente di Confindustria Calabria. Al di là di tutto gli imprenditori calabresi intravedono in questa nuova organizzazione del sistema un rafforzamento. E raccolgono con soddisfazione il dato che viene fornito da Squinzi: «Voi tutti assieme - dice il presidente di Confindustria - come numero di imprenditori siete la sesta associazione italiana».
E con questa nuova forza gli imprenditori calabresi si preparano a rilanciare sui temi dello sviluppo, del cambiamento del contesto regionale (la Calabria è chiamata a eleggere il consiglio regionale) giocando un ruolo di proposta ma senza implicazioni partigiane «perché Confindustria non è un partito e non lo sarà mai - dice Squinzi -. Nel nostro Paese c'è una mentalità anti impresa fortemente consolidata e come imprenditore dico che non ce lo meritiamo, siamo la parte migliore del Paese».
E dalla Calabria vogliono dare un segnale forte, di associazione fondata su "etica e moralità" dice Speziali ma anche di associazione fattiva che propone la soluzione dei problemi e indica la strada: come il grande progetto per lo sviluppo turistico presentato a Crotone qualche mese fa proprio alla presenza di Squinzi o ancora le soluzioni per spendere bene entro il 31 dicembre il miliardo di fondi comunitari che la Calabria rischia di perdere. Utilizzando una squadra che il direttore generale di Confindutria Marcella Panucci ha definito di «grande livello e che è pronta a lavorare con sempre maggiore determinazione».
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