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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 10:50.

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Alimentare bus per il trasporto pubblico e i mezzi per la raccolta di rifiuti con carburante prodotto dagli stessi scarti. Un obiettivo che secondo il Cic, il Consorzio italiano compostatori potrebbe essere facilmente raggiungibile grazie al biometano. Prendendo come riferimento una cittadina di 200.000 abitanti, i mezzi per la raccolta dei rifiuti e quelli per il trasporto pubblico potrebbero non aver più bisogno del rifornimento convenzionale, ma potrebbero essere alimentati esclusivamente dal biometano ottenuto dagli scarti alimentari prodotti dagli stessi cittadini.

Nel 2013 sono stati trattati in impianti di compostaggio circa 4,7 milioni di tonnellate di rifiuto urbano (scarti alimentari e verde di giardino). Un dato che, secondo le previsioni del Cic, supererà i 5 milioni già nel 2014 per arrivare a circa 6,5 nel 2020. Una quantità di rifiuto da cui si potrebbero ricavare oltre 480 milioni di metri cubi di biometano.

Una fonte di energia per autotrazione, ottenuta raffinando il biogas generato dalla cosiddetta digestione anaerobica, tecnica utilizzata nel riciclaggio della frazione organica dei rifiuti, che potrebbe contribuire al raggiungimento del 10% del consumo di carburante rinnovabile che il nostro Paese deve raggiungere al 2020, come stabilito dall'Unione europea. Al momento, però, la produzione è ferma. Dopo la firma dei decreti ministeriali che ne incentivano la produzione arrivata alla fine dello scorso anno si attende l'emanazione delle norme tecniche. «Queste servono a stabilire quali caratteristiche debba avere il biometano per essere immesso nel mercato. Io credo che stiano per essere emanate. Le aziende sono già pronte per partire», spiega Massimo Centemero, direttore del Cic.

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