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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 12:23.

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Cultura e turismo legati insieme. Per l'Unione europea com'è già per l'Italia. A Bruxelles «per ora abbiamo due commissari» ma la strada per unificare le deleghe, sul modello di quanto è avvenuto da noi, «è tracciata». Parla chiaro il numero uno del Mibact, Dario Franceschini, intervenuto ieri in apertura del Forum europeo del turismo a Napoli, nella reggia di Capodimonte.

Una tre giorni di lavoro tra i ministri comunitari competenti che avrà il compito di stilare un documento per il consiglio dei ministri europei della Cultura in programma il 25 novembre a Bruxelles. E al centro del testo, secondo il titolare del Collegio Romano, ci sarà proprio la sfida del turismo culturale. Tra progetti di promozione, investimenti sulla ricettività, itinerari comuni e strategie condivise. «Non si può vivere di rendita» di fronte ai nuovi scenari di mercato del mondo globalizzato. Il ministro cita l'esempio dei cinesi che hanno già acquistato un milione di biglietti per l'Expo di Milano 2015: «Noi siamo abituati a pensare alle località turistiche per la cultura – dice – per loro viene prima lo shopping, poi la gastronomia, l'offerta culturale il patrimonio artistico». Servono «scelte strategiche per il settore a livello europeo». Tra i temi del dibattito, l'idea di un unico brand europeo per la promozione del turismo, l'ipotesi di itinerari che leghino i diversi Paesi, gli scambi di residenze per giovani artisti, nonché l'uniformazione della politica dei visti. Prima sfida quella di Expo 2015, «occasione anche per l'Europa». Toccherà combattere «perché i turisti che arrivano a Milano restino in Italia». In ogni caso «è impossibile tenere distinti cultura e turismo, le due cose possono e devono stare insieme come l'autore e l'editore». Anche la scelta di Napoli, destinata nei giorni di Expo a ospitare una mostra su Pompei e il Grand Tour, non è casuale: «Vincere la sfida qui vuol dire aver dato il contributo più grande perché il Paese esca dalla crisi investendo sulla sua storia».

Ma il modello italiano di valorizzazione turistica della cultura funziona davvero? Il tema viene affrontato, in questi giorni a Paestum, dalla diciassettesima Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, «evento unico per la sua natura di luogo d'incontro e di confronto», ha spiegato il direttore Ugo Picarelli. I dati degli attrattori culturali pubblici per il terzo trimestre 2014 continuano a essere positivi: incassi al +8,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, visitatori al +7,1 per cento. Per il presidente di Federturismo Renzo Iorio «serve comunque molto altro per capitalizzare appieno le risorse del nostro territorio. Si potrebbe pensare a piani straordinari di valorizzazione per i grandi attrattori gestiti a livello ministeriale, così da sottrarsi alla litigiosità degli enti locali. E se nel pubblico non esistono capacità manageriali di questa portata, ben vengano i privati». In questo senso Cristiano Radaelli, commissario dell'Enit, pensa a «esperimenti pilota da avviare, valutare ed eventualmente replicare. Così da rendere più competitivo l'intero sistema del turismo culturale». Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ricorda i tentativi compiuti negli anni Novanta dalla sua associazione per la valorizzazione turistica della cultura, all'epoca inascoltati dalle istituzioni. «Il ministro Franceschini – dichiara – sembra essersi sintonizzato sulla nostra lunghezza d'onda. Per noi nulla è mutato. Siamo pronti a metterci al servizio della cultura, perché convinti che turismo e cultura rappresentino un unicum».

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