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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2014 alle ore 09:23.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2014 alle ore 09:36.

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Una bolletta sempre più simile a una cartella esattoriale. Dove il costo dell'energia scende, ma il beneficio viene frenato da voci «extra» che pesano sempre di più: oneri di sistema e di dispacciamento, ma anche imposte che bruciano fino al 12% del risparmio. Lo dimostra la fotografia scattata dalla Camera di commercio di Milano con il contributo di Ref Ricerche sull'andamento dei prezzi medi dell'energia elettrica praticati sul mercato libero alle micro, piccole e medie imprese.

«Le piccole e medie imprese italiane – sottolinea Samir Traini, economista di Ref Ricerche – continuano, dunque, a essere vittime di un paradosso che ne penalizza la competitività». Anche nel terzo trimestre di quest'anno, infatti, i prezzi all'ingrosso dell'energia hanno registrato un segno ampiamente negativo, che si è riflesso sul mercato al dettaglio. Per un'impresa artigiana allacciata in bassa tensione la flessione della componente materia prima è stata pari al 9 per cento. Eppure, a conti fatti, la bolletta finale ha segnato solo una timida riduzione dell'1 per cento. Lo spread è ancora più ampio per un'impresa manifatturiera allacciata in media tensione. Sulla carta i prezzi dell'energia sono scesi di ben il 16%, ma per l'azienda il conto finale si è ridotto del 5% appena. Il copione si ripete per un supermercato in media tensione, dove il risparmio del 17% sulla materia prima viene limitato al 5% sulla bolletta finale.

Che cosa è successo? A frenare la discesa è stato l'incremento di altre voci della fornitura. Gli oneri di dispacciamento sono infatti aumentati del 10% in tutti e tre i casi considerati, mentre quelli di sistema, destinati al finanziamento delle fonti rinnovabili e di altri sovvenzionamenti, hanno registrato un balzo del 3% per l'impresa artigiana e del 4% per la Pmi del settore manifatturiero e per il supermercato. «Il fenomeno – spiega Traini – è in atto da alcuni anni e ha prodotto un ridimensionamento delle voci in bolletta, dove l'energia appare sempre più minoritaria. Di conseguenza i fornitori sono costretti, loro malgrado, a trasformarsi in esattori».

Dati alla mano, si scopre infatti che per l'impresa artigiana la componente materia prima ormai pesa appena un terzo sul conto finale (il 32% rispetto al 35% di un anno prima). Per l'azienda manifatturiera il peso della componente energetica è sceso in un anno dal 42 al 37%, mentre per il supermercato è passato dal 40 al 35 per cento. Al tempo stesso gli oneri di sistema rappresentano oggi anch'essi quasi un terzo della bolletta: il 27% per l'impresa manifatturiera e il 28% per il supermercato.

«Nel difficile contesto economico attuale - afferma Sergio Rossi, dirigente dell'area Sviluppo del territorio e del mercato della Camera di commercio di Milano - il mercato dell'energia rappresenta una sfida ulteriore che le micro e piccole imprese si trovano ad affrontare. La Camera di commercio con il suo monitoraggio trimestrale (energia.piuprezzi.it) e mediante il tavolo dell'energia partecipato dalle associazioni di categoria e dalle società di gas ed energia elettrica vuole fornire una lettura dell'andamento effettivo dei prezzi praticati sul mercato libero, attraverso la pubblicazione dei Mercuriali dei prezzi dell'energia, che a oggi rappresentano l'unico riferimento di mercato presente nel nostro Paese. In questo contesto la Camera di commercio di Milano punta a sviluppare, con l'ausilio delle associazioni di categoria e dei fornitori, uno strumento camerale per aiutare gli imprenditori a confrontare le offerte commerciali presenti sul mercato libero, al fine di agevolare una scelta più consapevole».

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