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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2014 alle ore 08:35.
L'ultima modifica è del 06 novembre 2014 alle ore 12:34.

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L'Adriatico meridionale, dove le acque sono più profonde, sembra riservare giacimenti di petrolio. La Croazia già oggi con le piattaforme condivise con gli italiani e con altre istallazioni estrae il 65% del metano di cui ha bisogno, circa 3 miliardi di metri cubi l'anno.
«Il tema è per noi di assoluta rilevanza – avverte la senatrice Simona Vicari, sottosegretaria allo Sviluppo economico – poiché i blocchi insistono nel mar Adriatico, e lo stiamo quindi seguendo da vicino». Vicari ricorda le iniziative petrolifere intraprese da tutti i Paesi rivieraschi (Croazia, Montenegro, Albania, Grecia): «Non possiamo ignorare che i Paesi rivieraschi dell'Adriatico, e più in generale quelli Mediterranei, stiano agendo con decisione per valorizzare le risorse del sottosuolo marino, per incrementare la sicurezza energetica e diminuire i costi della dipendenza dall'esterno e dobbiamo vigilare attentamente perché siano seguiti gli alti standard di sicurezza adottati dall'Unione europea e da tempo attuati dall'Italia. Stanti le ridotte distanze in gioco e la preziosità dei nostri mari, in un recente incontro a Zagabria abbiamo condiviso con i croati come la tutela dell'ambiente e la sicurezza siano i punti sui quali si deve necessariamente incardinare lo sviluppo economico offshore». Secondo la sottosegretaria, «il Governo italiano sa bene che l'unico sviluppo economico possibile è quello ambientalmente sostenibile. Ed è quello che io riaffermo in tutti i colloqui bilaterali con gli altri Paesi. Il prossimo incontro Euromed che si terrà a Roma 19 novembre sarà un'importante occasione di approfondimento comune per i Paesi mediterranei». Su temi vicini sta lavorando anche il ministero dell'Ambiente, come le iniziative di confronto internazionale sulla sostenibilità promosse dalla sottosegretaria all'Ambiente Silvia Velo.
Che cosa dice la Croazia? L'annuncio di Zagabria è stato asciutto: «Za istraživanje i eksploataciju nafte i plina na Jadranu prijavilo se 6 kompanija», sei compagnie per la ricerca e lo sfruttamento di petrolio e gas in Adriatico. «Siamo soddisfatti con le offerte ricevute. Si tratta di società serie con vasta esperienza nelle ultime tecnologie e nel soddisfacimento delle norme ambientali più esigenti», ha commentato il ministro dell'Economia, Ivan Vrdoljak.

Potrebbero esserci conseguenze per il progetto di Terna per posare una linea sottomarina di alta tensione fra le Bocche di Cattaro (Montenegro) e Pescara. Il progetto, che potrebbe costare un miliardo di euro, serve per la sicurezza e l'affidabilità del sistema elettrico italiano e nel tratto fra Porto Montenegro e le acque italiane il cavo dovrebbe traversare un centinaio di chilometri di fondali di interesse esclusivo croato, ma il governo di Zagabria dopo un primo via libera ha stoppato tutto in attesa dei risultati che escludano la presenza di giacimenti nella zona.

Mentre la Croazia pregusta gli incassi delle royalty, l'Italia va in senso contrario. Il Senato con un ordine del giorno ha chiesto al Governo di Roma un nuovo impegno contro le trivellazioni. «Abbiamo presentato un ordine del giorno al decreto Sblocca Italia, votato all'unanimità nelle commissioni Lavori Pubblici e Ambiente di Palazzo Madama, con il quale impegniamo il Governo a rivalutare il complesso delle autorizzazioni per le trivellazioni in mare». Lo affermano i senatori del Pd Massimo Caleo e Stefano Vaccari, primi firmatari dell'ordine del giorno sottoscritto poi anche da Arrigoni (Lega nord), Bruni (Forza Italia), De Petris (Sel), Laniece (Aut), Marinello (Ncd). Chiedono la sospensione delle attività di sfruttamento di idrocarburi liquidi nelle acque territoriali entro le 12 miglia marine fino al recepimento della direttiva europea sulla sicurezza in mare 2013/30, di prevedere in maniera chiara il parere degli enti locali della terraferma sulle installazioni da assoggettare a Via e di incrementare per le nuove concessioni di coltivazione le aliquote delle royalty del 50% rispetto a quelle vigenti, per disporre di maggiori e risorse per il ministero e per i territori costieri, per rafforzare le attività di controllo e monitoraggio sull'inquinamento». Un altro ordine del giorno simile, ma mirato sul canale di Sicilia, è stato approvato dalla commissione Ambiente del Senato su proposta del senatore Marinello.

Diverso il parere dell'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi: «Ci sono moltissime risorse di gas e sono convinto che con lo Sblocca Italia avremo un'inversione di tendenza per gli investimenti nell'esplorazione e per far tornare gli stranieri».

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