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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2014 alle ore 06:47.

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PALERMO
L'accordo è tutto lì, in 25 pagine fitte fitte. Condiviso e firmato da tutte le parti in causa sancisce il definitivo rilancio della raffineria di Gela. Un accordo che si è materializzato in un protocollo d'intesa passato al vaglio delle assemblee dei lavoratori e che proprio su questo mette uno dei punti fermi: saranno mantenuti i livelli occupazionali della raffineria di Gela sia diretti (1.060 addetti) che nell'indotto (un migliaio). La firma su un accordo limato sino all'ultimo, ieri sera a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico, al termine del confronto durato oltre tre ore, alla presenza del ministro Federica Guidi, del vice ministro Claudio De Vincenti e dall'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
Soddisfatto l'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi che al termine dell'incontro dice: «Oggi è stata una giornata importante. L'accordo che abbiamo raggiunto è frutto dell'intenso lavoro degli ultimi quattro mesi, della disponibilità a un serio e costruttivo confronto da parte delle istituzioni locali e regionali e delle organizzazioni sindacali, e della mediazione del ministero dello sviluppo economico». E Federica Guidi esprime soddisfazione per l'accordo raggiunto «azienda e sindacati per la responsabilità dimostrata nella gestione di questa difficile vertenza che si è conclusa con un investimento strategico per la Sicilia e per il sistema energetico nazionale».
Tra i punti principali dell'accordo il rilancio produttivo grazie alla riconversione verde con la creazione di quella che viene definita Green Refinery, le bonifiche ambientali, il rilancio dell'upstream con Enimed, la creazione del polo logistico, gli investimenti sulla formazione, un progetto per la produzione attraverso Versalis di lattici naturali, la costituzione di due tavoli di lavoro, uno per l'occupazione e l'altro per la verifica dell'accordo. Investimento complessivo da parte di Eni: 2,2 miliardi.
«Gela – dice Descalzi - lascia la strada della raffinazione tradizionale per intraprendere uno sviluppo sostenibile nell'ambito della raffinazione verde e di altre iniziative importanti per il territorio, in grado di garantire crescita e solide prospettive economiche. Salvaguardiamo l'occupazione e mettiamo al centro del nostro progetto la sostenibilità ambientale». Come? «Il nostro piano – dice Descalzi –prevede un nuovo impulso allo sviluppo delle attività upstream nella regione, prevalentemente gas che potrà andare a servizio del fabbisogno nazionale. Convertiremo la raffineria di Gela in bioraffineria, come fatto a Venezia, creeremo un hub logistico per i greggi locali e i prodotti green, realizzeremo centri di competenza focalizzati sul tema della sicurezza e faremo uno studio di fattibilità per la produzione di lattici naturali. Infine avvieremo attività di risanamento ambientale di aree e impianti non funzionali alle nuove attività».
E il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta aggiunge: «È il più grande progetto verde in Italia – aggiunge Crocetta – si fa in modo che Gela riacquisti le vocazioni perse a causa di una industrializzazione che ha impedito lo sviluppo di settori come agricoltura e turismo». Soddisfazione anche dal fronte sindacale: «È abbastanza chiaro che ora si volta pagina – dice Ignazio Giudice, segretario generale della Cgil di Caltanissetta –, ma va anche detto che la vera sfida parte ora perché regione e ministeri hanno la responsabilità di snellire gli iter autorizzativi necessari per attuare l'accordo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In sintesi
2,2 miliardi
La ricoversione green
L'ammontare degli investimenti pianificati da Eni per il rilancio del polo gelese
2.000
L'occupazione
Posti di lavoro della Raffineria mantenuti grazie all'accordo

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