Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2014 alle ore 16:11.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2014 alle ore 16:23.

My24

Un tesoretto fatto da 10.769 beni sequestrati per un valore di quasi 5 miliardi di euro e di 3.513 beni confiscati (oltre due miliardi di euro). Sommando i numeri, diffusi dal ministero dell'Interno, si tratta di quasi il 25% per cento dell'attuale manovra finanziaria. Ovvero ha spiegato Giovanni Puglisi, presidente Fondazione Sicilia «quanto lo Stato destina al funzionamento del sistema universitario».

È la ricchezza che lo Stato è riuscito a sottrarre alla criminalità organizzata, di questa una bella fetta è rappresentata da aziende. Aziende un tempo fintamene produttive che nel passaggio dall'illegalità alla legalità spesso rischiano di uscire dal mercato, di smettere di produrre, di creare disoccupazione. Le ragioni sono plurime e vanno dal fatto che spesso su di esse gravano pesanti ipoteche bancarie, al fatto che nelle mani della criminalità hanno goduto dei beneficio creati dal monopolio della violenza.

Sono tuttavia risorse straordinarie tanto sul piano economico che su quello simbolico. Anche perché sono ormai decine le esperienze che hanno dimostrato che con i beni confiscati si può fare impresa sociale e buona economia. Così come emerso dall'incontro che si è svolto stamane a Milano, organizzato da Unicredit Foundation.
«Questi dati e la loro dimensione – ha sostenuto Maurizio Carrara, Presidente di UniCredit Foundation - mettono in luce come il patrimonio confiscato alla criminalità organizzata possa essere una grande risorsa per la collettività, non solo per il suo valore economico, ma soprattutto per la sua grande valenza civica e sociale. Affinché l'azione delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, ovvero dello Stato, non venga vanificata – ha aggiunto il Presidente di UniCredit Foundation, riprendendo diversi spunti emersi nel corso dell'incontro – è necessaria un'assunzione di responsabilità da parte della società civile e dei suoi corpi intermedi. Per questo UniCredit Foundation e UniCredit hanno investito 1,1 milioni di euro in 8 progetti in diverse Regioni italiane, con l'obiettivo di dimostrare non solo che i beni confiscati possono essere indirizzati verso importanti funzioni sociali, ma anche che è possibile farlo nel rispetto della legalità. Questo è ancor più vero per quanto riguarda le aziende confiscate, che devono poter generare un positivo valore aggiunto rispettando le leggi e i contratti di lavoro, indicando modelli di comportamento virtuosi capaci di dare risposte di speranza, soprattutto alle giovani generazioni».

Presenti soprattutto nelle quattro regioni storicamente più coinvolte dalla criminalità organizzata, e cioè Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, la mappa di questa ricchezza vede al quinto e sesto posto due regioni del Centro Nord che molto contano nella formazione della ricchezza nazionale, ovvero Lombardia ed Emilia Romagna.

«I beni confiscati e destinati a uso sociale sono stati una svolta nella lotta alle mafie, e un'occasione di rigenerazione sociale ed economica. Da quei beni sono nati infatti speranza, dignità e lavoro. Nel segno di un'economia che non dimentica il suo senso etico d'impresa per il bene comune», ha spiegato Don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera.
E se molto è' stato fatto, moltissimo deve essere ancora risolto a partire dallo scarso funzionamento dell'Agenzia per la gestione dei beni confiscati (come ha spiegato Giuseppe Carrozza direttore Consorzio Terre del Sole Reggio Calabria) alla formazione delle risorse umane che questi beni devono farli funzionare (Valentina Fiore amministratore delegato Consorzio Libera Terra Mediterraneo), beni il cui valore sta nelle potenzialità economiche ma anche nella grande valenza simbolica (Nando Dalla Chiesa presidente comitato antimafia del Comune di Milano). Queste perché, ha concluso don Ciotti, e' davvero il momento di mettere definitivamente fuori legge le mafie dopo quattrocento anni di Camorra, centocinquanta di Cosa nostra e centoventi di 'ndrangheta.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi