Industriali in campo per Pompei

In piena estate è un via vai di Mercedes con autista, richiesta di chef stellati disposti a cucinare a bordo dei megayacht, gite a Positano, Ravello, Napoli e Capri. «Una domanda che si può moltiplicare per un milione», insiste Prezioso. Prima di tutto va ripristinata la linea ferrata che da Marina di Stabia, che i La Mura vogliono ribattezzare porto di Pompei, conduce alla stazione degli scavi. Poi vanno create piste ciclabili e collegamenti fluviali, Stabia e Pompei sono attraversate dal Sarno.
Un hub turistico e culturale, lo chiama Prezioso, che dovrebbe trattenere per tre, quattro giorni o addirittura una settimana una quota di quei 2,5 milioni di turisti che ogni anno visitano la vecchia Pompei. Una collocazione rimasta strategica negli ultimi 2mila anni: un compasso a raggio stretto puntato su Pompei ricomprende la zona occidentale dei campi Flegrei, Nisida il rione Terra di Pozzuoli, Roma a un'ora di treno veloce e, a sud, in tre-quattro ore di mare, le isole Eolie. Alla parte pubblica del finanziamento infrastrutturale, 326 milioni, ci penseranno - e qui qualche dubbio su speditezza ed efficienza è lecito nutrirlo - Invitalia e la Regione Campania, mentre i privati si accolleranno tra gli 800 milioni e il miliardo. Ricadute immediate sull'economia: almeno 10mila posti di lavoro. Il road show alla caccia di investitori è già cominciato, ma si intensificherà nei prossimi mesi. Un imprenditore cinese, che assisteva alla presentazione del progetto, ha replicato agli imprenditori campani: «Se l'idea è così lineare e vantaggiosa, perché non la realizzate da soli?». Bella domanda. C'è l'offerta (Pompei), c'è la domanda (2,5milioni di turisti) ma non si riesce a ricreare i luoghi del loisir di cui gli antichi romani punteggiavano le loro città. Tocca alla santa alleanza tra imprenditori italiani e stranieri - opzione Luttwak e opzione Prezioso - risolvere il paradosso di Pompei.
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