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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2014 alle ore 06:39.

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MILANO
La grande catena americana di fast food Kentucky fried chicken (Kfc) sceglie Roma per inaugurare il primo ristorante del pollo fritto agli aromi. Sul gradimento italiano del nuovo menu a base di coscettine impanate si vedrà (Kfc all'inizio degli anni 70 provò ad aprire a Napoli, senza successo) ma è apprezzabile il coraggio mostrato da un investitore estero: la catena dal volto rassicurante del colonnello Sanders punta all'apertura di cento ristoranti nel medio-lungo periodo per un investimento di 150 milioni (in parte a carico dei franchisee) e 5mila addetti a regime.
«Il primo sbarco – dichiara Corrado Cagnola, 49 anni, ad di Kfc Italy - non andò a buon fine perché non eravamo sufficientemente strutturati. L'Italia è l'unico paese dove non siamo presenti e siamo coscienti di arrivare quando Mc Donald's vanta 500 punti vendita e Burger King un centinaio». La catena a stelle e strisce conta oltre 13mila ristoranti in più di 80 paesi ed è controllata dal gruppo Yum!, insieme ai brand Pizza Hut e Taco Bell. Kfc Italy, 10mila euro di capitale sociale, è controllata al 100% dalla lussemburghese Yum! Restaurants international sarl.
Il primo ristorante italiano di Kfc aprirà il 20 novembre nel centro commerciale di Roma est e «poi seguiranno le inaugurazioni di Torino il 27 novembre - elenca Cagnola - e altre 2-3 nel corso del 2015, tra cui uno a Milano (in una casetta ndr). Conterà l'accoglienza del mercato ma arriveremo a 100 nel medio-lungo periodo».
Una scelta forte quella di Kfc: la catena sbarca in Italia in un momento di crisi dei consumi e di forte crisi dei consumi "fuori casa". Come combatterete l'equazione fast food uguale cibo spazzatura? «È un luogo comune - risponde il top manager - Gli Usa stanno maturando una scelta salutista ma in Europa siamo molto più avanti. Il nostro pollo lo definiamo "anatomico", cioè lo prendiamo e lo tagliamo a pezzi».
Kfc come McDonald's Italia, offrirà anche prodotti tipici italiani? «Non è escluso - conclude Cagnola -. L'anno prossimo stipuleremo 2 o 3 accordi con produttori locali e nel 2015 le forniture arriveranno per il 60% dall'Italia: le eccellenze gastronomiche italiane Igp ci interessano molto».
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