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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2014 alle ore 08:13.

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Diventa realtà quello che fino a pochi anni fa pareva un'idea velleitaria da visionari. Altrimenti destinato all'uscita dal mercato globale e all'abbandono, il petrolchimico veneziano di Marghera rinasce con la nuova chimica sostenibile. Partirà non più dal petrolio bensì dall'olio vegetale.
L'accordo per convertire il vecchio petrolchimico era stato avviato anni fa dall'allora ministro dell'Ambiente Corrado Clini ed è stato firmato ieri a Roma nel ministero dello Sviluppo economico dal viceministro Claudio De Vincenti (alla presenza del ministro Federica Guidi) , il presidente del Veneto Luca Zaia, rappresentanti della Provincia e del Comune di Venezia, l'Autorità portuale e i sindacati nazionali dei chimici. Per l'Eni e la consociata Versalis hanno firmato Daniele Ferrari e Salvatore Sardo.
Sono previsti investimenti per 200 milioni.
Alle banchine del porto non arriveranno più petroliere cariche di nafta. Già adesso stanno approdando le prime navi cisterne piene di olio di palma coltivato – è asseverato dalle certificazioni – secondo i più alti criteri di sostenibilità e la vecchia e sfiatata raffineria Irom dell'Eni è stata trasformata in una bioraffineria per produrre i nuovi carburanti.
La domanda di olio (al posto del petrolio) è stimata in 100mila tonnellate l'anno.
Saranno costruiti impianti dai nomi esoterici: l'impianto di metatesi e quello di idrogenazione.
Il primo (metatesi) sarà avviato fra circa tre anni e userà l'olio vegetale per produrre olefine, prodotti chimici specialistici e oleochimici. L'impianto di idrogenazione selettiva e separazione sarà pronto fra due anni e mezzo e userà una parte della produzione dell'impianto di metatesi e otterrà intermedi per lubrificanti, detergenti e (primi al mondo) oli da perforazione.
Sarà spento il cracking, cuore del polo chimico attuale. Rimarranno le linee dell'area Aromatici.
I nuovi intermedi di origine vegetale alimenteranno i poli chimici di Mantova, Ferrara e Ravenna, oggi legati alla chimica del petrolio.
I dipendenti rimarranno 430, sostituendo con una cinquantina di giovani gli addetti più avanti d'età. Circa 120 di essi saranno destinati ai nuovi impianti.
L'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, ricorda i passi precedenti, come a Gela in Sicilia e a Porto Torres in Sardegna: «L'Eni ha valorizzato le competenze e gli asset locali riposizionando le attività industriali su settori di mercato in crescita nell'ambito dell'economia verde, salvaguardando l'occupazione e offrendo nuove opportunità di sviluppo al territorio». In altre parole un rilancio «facendo leva su innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale».
Tra i commenti, ecco il segretario della Uiltec Paolo Pirani: «Si tratta di un accordo storico per la riconversione e un investimento di 200 milioni per Porto Marghera, confidiamo in un senso di responsabilità affinché venga garantita la realizzazione degli impegni». Emilio Miceli della Filctem-Cgil sottolinea le ricadute anche «per gli insediamenti chimici dell'area padana che fin qui si sono riferiti attraverso il cracking di Porto Marghera».
Netto il presidente della Regione, Luca Zaia: sono «impegni concreti, non chiacchiere; ma soprattutto una nuova chimica compatibile con il delicato equilibrio e la fragilità della laguna di Venezia».
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Stabilimento Porto Marghera: aree impianti di chimica verde
Investimento di 200 milioni
Il programma prevede la costruzione di alcuni impianti di nuova chimica: le linee di metatesi e le linee di idrogenazione.
La bio-raffineria
Il piano era cominciato con il rinnovamento di Porto Torres (Sassari) e Gela (Caltanissetta). La vecchia raffineria di petrolio di Marghera è già stata ammodernata e produce biodiesel partendo da olio di palma a basso impatto ambientale.
L'occupazione
Il polo chimico, altrimenti destinato all'abbandono, con la nuova chimica conferma il numero di addetti. Viene assunta una cinquantina di dipendenti e sarà fatta una riorganizzazione e ridistribuzione del personale fra i diversi impianti.
Nuovi prodotti
Il polo verde produrrà gasolio pulito, detergenti, lubrificanti e materie prime per i poli chimici di Mantova, Ferrara e Ravenna.

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