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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2014 alle ore 06:39.

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D'accordo, il calendario aiuta. Ma anche depurando il dato dalla giornata lavorativa in più, i dati dell'export di settembre riportano un raggio di sole sulla malandata economia italiana, interrompendo la lunga sequenza di dati negativi per tutti gli altri indicatori dell'industria. Su base annua la crescita è del 7,4%, il miglior dato da gennaio 2013, grazie ad una crescita corale realizzata in Europa e nei mercati extra-Ue, balzo che tuttavia si riduce al 2,1% tenendo conto appunto delle differenze di calendario.
La crescita tuttavia è omogenea, non solo dal punto di vista geografico ma anche settoriale, con un aumento di cinque punti per i beni intermedi, quasi doppio per i beni di consumo, vicino ai dodici punti percentuali per i beni strumentali, cioè macchinari e attrezzature. Unica eccezione è l'energia, appesantita ormai da tempo dal combinato disposto di consumi deboli e listini in calo, una doppia frenata che tradotta in cifre abbatte l'export di questo comparto dell'11,9% e che spinge ulteriormente verso l'alto il risultato delle vendite oltreconfine per le sole componenti manifatturiere in senso stretto.
Il risultato di settembre, che vede una crescita anche su base mensile destagionalizzata, porta nelle casse delle aziende 2,3 miliardi in più rispetto allo stesso mese del 2013 e contribuisce ad allontanare da quota zero il bilancio dei primi nove mesi, risalito ora ad un progresso dell'1,4%, di oltre due punti al netto dell'energia. Risultati di gran lunga inferiori a quanto servirebbe per far ripartire il sistema, considerando che nei primi nove mesi del 2014 produzione e ricavi per l'industria sono in discesa, ma almeno incoraggianti in un quadro in cui consumi interni e investimenti proseguono la propria discesa e dal lato della domanda nazionale non è lecito aspettarsi a breve una spinta determinante. Dall'Australia, il premier Matteo Renzi lancia un tweet in cui definisce «ottime le impressioni della giornata di lavoro a Sidney. Anche i dati di oggi confermano che l'export è centrale». Al presidente del consiglio fa eco il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «I numeri – commenta – dimostrano che il potenziale di sviluppo del made in Italy è ancora fortissimo. In particolare fa piacere che i dati confermino la validità della strategia italiana di focalizzare l'attenzione su alcuni Paesi, primo tra tutti gli Stati Uniti, su cui si sono concentrati - e si concentreranno nel 2015 - gli sforzi promozionali per portare le piccole e medie imprese a beneficiare dell'incremento di questi mercati».
Alla buona performance extra-Ue trainata ancora una volta dagli Usa, spinta però a settembre da alcune componenti straordinarie legate alla vendita di navi, si aggiunge a settembre una confortante crescita del 6,6% per l'Europa, che non presenta alcun segno negativo tra i principali mercati di sbocco. Spiccano in termini percentuali le crescite a doppia cifra per Belgio, Repubblica Ceca e Romania ma il dato certamente più rassicurante è la tenuta della Germania. A settembre gli acquisti di Berlino di prodotti made in Italy lievitano del 6,6%, il che significa che l'aumento "resiste" anche depurando dal conteggio la giornata lavorativa in più del 2014. Un risultato migliore delle attese, che consolida la crescita della Germania dall'inizio dell'anno (+4% per gli acquisti di prodotti italiani) e che almeno per il momento allontana i timori sugli effetti collaterali del rallentamento in atto nell'economia tedesca, grazie alla quale nel 2014 gli incassi delle aziende italiane dei primi nove mesi sono lievitati di 1,5 miliardi. In termini settoriali le performance migliori sono per mezzi di trasporto e farmaceutica. Ma vi sono risultati positivi anche per comparti chiave del made in Italy come tessile e abbigliamento (+8%), alimentari (+7,4%) e macchinari, in crescita questi ultimi di oltre sette punti, il doppio rispetto alla media dall'inizio dell'anno. Alle buone performance oltreconfine si aggiungono altri segnali potenzialmente favorevoli per la nostra economia, a partire dalla mini-ripresa delle importazioni, con il risultato migliore da tre anni a questa parte. Gli acquisti dall'estero crescono a settembre del 3,3% su base annua, con un risultato più che raddoppiato eliminando dal calcolo il settore energetico, come detto penalizzato dal crollo dei listini. Per beni di consumo durevole e beni strumentali la crescita è a doppia cifra, con una chiara accelerazione rispetto ai dati medi da inizio anno. I progressi delle vendite internazionali, superiori in termini percentuali e assoluti ai maggiori acquisti dall'estero spingono ancora una volta verso l'alto la bilancia commerciale nazionale: a settembre l'avanzo è di 2 miliardi, quasi raddoppiato rispetto allo stesso mese del 2013, in nove mesi balza a 28,2 miliardi dai 19 dell'anno precedente.
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