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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
Saranno anticipati dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, i 590 milioni di euro mancanti per far partire subito il piano stralcio anti-dissesto idrogeologico varato ieri dal governo d'intesa con le Regioni.
Il piano vale in tutto 700 milioni di euro, e prevede 69 interventi urgenti sulle grandi aree urbane, in particolare Genova, Milano, Firenze e Venezia, concordati nel vertice a Palazzo Chigi tra il sottosegretario Graziano Delrio, il capo dell'Unità di missione anti-dissesto Erasmo D'Angelis, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, una delegazione delle Regioni guidata dal presidente Sergio Chiamparino e delle città metropolitane guidate dal sindaco di Firenze Dario Nardella.
Per sostenere questo piano il decreto Sblocca Italia stanzia solo 110 milioni, ma l'emergenza di questi giorni ha spinto l'esecutivo ad accelerare, facendo salire il piano di sicurezza prioritario sulle grandi città fino a 700 milioni, come stralcio del più vasto piano settennale da 7 miliardi di euro che dovrà essere costruito – sempre in base allo Sblocca Italia – nei prossimi mesi e finanziato dai fondi coesione (Fsc) 2014-2020.
Serve però un'anticipo di cassa, 590 milioni che dovrebbero arrivare dalla Bei. «La richiesta del governo italiano è di pochi giorni fa – confermano alla banca dell'Unione europea – e da parte nostra c'è la massima disponibilità. Ci stiamo lavorando».
Per approvare il piano stralcio sulle città concordato ieri serviranno ora accordi di programma con le singole Regioni. «L'obiettivo è farli entro dicembre» spiegano a Palazzo Chigi.
Il valore complessivo dei 69 interventi è di 1.063 milioni, grazie a risorse già disponibili, ma le opere effettivamente aggiuntive valgono 700 milioni.
Quasi tutte le grandi aree urbane hanno ottenuto dal governo quanto richiesto per mettere in sicurezza i corsi d'acqua, salvo però Roma. Sulla base del piano di bacino del Tevere sono stati segnalati da Regione Lazio e Comune di Roma interventi per 222 milioni, ma la mancanza assoluta di progetti (sono tutti al livello di studi di fattibilità) ha indotto il governo a finanziare per ora solo la progettazione, e 5,2 miloni per opere minori.
Bottino pieno invece a Genova, che ha ottenuto 379 milioni. «Dovrebbe bastare per mettere in sicurezza la città» spiegano a Palazzo Chigi. Nella lista ci sono in particolare il terzo stralcio del rifacimento del tratto terminale del torrente Bisagno (95 milioni), mentre il secondo lotto da 36 milioni è già finanziato e i lavori dovrebbero partire a dicembre. E la grande galleria scolmatrice del Bisagno, un lotto da 184 milioni e un altro da 45. I tempi tuttavia non saranno brevi: l'avvio lavori è previsto entro la prima metà del 2015, ma la conclusione nel 2020 per i due lotti da 95 e 45 milioni, e addirittura nel 2023 per il maxi-lotto dello scolmatore.
Bottino pieno anche a Milano, 86,7 milioni, sempre grazie a progetti a livello avanzato. La priorità è il Seveso, con la creazione di vasche di laminazione e aree di esondazione che evitino eccessi di piena nelle parti interrate del torrente, sotto il centro di Milano.
Casse di espansione e adeguamento invasi anche a Firenze, per evitare le piene dell'Arno in città: risorse per 80 milioni di euro, anche se i cantieri sono previsti un po' più in là, nel gennaio 2016.
Finanziate inoltre Venezia (61,8 milioni), Cagliari (35), Bologna (20,8), Messina (16,7), Bari (11,8).
«Tutte le opere dei Comuni non avranno limiti sul patto di stabilità – ha confermato Delrio – grazie all'abbassamento dei tetti già previsti nella legge di Stabilità 2015». «Bene – ha commentato il presidente della Puglia, Nichi Vendola – ma il "salvadanaio" fondamentale, con cui vengono alimentate le opere contro il dissesto idrogeologico, è quello regionale».
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