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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 19:11.

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L'Unione europea ha deciso di limitare fortemente l'uso dei sacchetti di plastica, ritenuti particolarmente inquinanti. I Ventotto hanno approvato oggi, venerdì 21 novembre, nuove regole che dovrebbero portare a un calo drastico del loro utilizzo. L'approvazione della nuova norma, presentata a suo tempo dalla Commissione europea allora presieduta da José Manuel Barroso, dovrebbe giungere lunedì da parte del Parlamento.

I paesi potranno scegliere se imporre un prezzo ai sacchetti usa e getta entro la fine del 2018, oppure impegnarsi a ridurre il consumo medio a 90 sacchetti pro capite a partire dalla fine del 2019 e a 40 sacchetti a partire dalla fine del 2025. La media oggi è di circa 200, ma le differenze tra i paesi sono enormi: 4 all'anno in Danimarca, ma 460 in Polonia. Presi di mira sono i sacchetti con uno spessore inferiore a 50 micron. Oltre il 90% dei sacchetti messi sul mercato ogni anno appartengono a questa categoria.
“L'accordo permette all'Europa di aggredire un problema ambientale molto rilevante (…) Abbiamo i giusti strumenti per limitare grandemente l'uso dei sacchetti di plastica e creare un corretto atteggiamento ambientale, tale da contribuire a sviluppare una gestione dei rifiuti nei paesi membri e nell'Unione nel suo insieme”, ha detto oggi in un comunicato Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente italiano, presidente di turno del Consiglio dei ministri europei.

Le nuove regole permetteranno ai paesi di introdurre una tassazione per limitare l'uso dei sacchetti, modificando una norma della Direttiva Imballaggi e consentendo restrizioni alla libera circolazione delle merci nell'Unione europea. A questo proposito, l'Italia è oggetto di una procedura di infrazione perché ha addirittura vietato l'uso di molti sacchetti di plastica con uno spessore superiore e inferiore ai 50 micron, in contrasto con le regole europee in materia.

La Germania e la Gran Bretagna hanno tentato di opporsi a regole troppo stringenti per non penalizzare la loro industria, nel caso tedesco di riciclaggio dei rifiuti; e per non promuovere indirettamente l'industria dei sacchetti biodegradabili, in cui l'Italia è particolarmente presente. La deputata ecologista danese Margrete Auken, che ha negoziato a nome del Parlamento europeo, ha parlato di “passo storico”. L'assemblea dovrà dare il suo benestare alla nuova direttiva lunedì prossimo.

Commenta Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo: “Manca ancora una presa di posizione europea sui sacchetti oxo-biodegradabili, che frammentandosi in micro-plastiche, inquinano l'ambiente e aggravano il problema dei rifiuti. Aspettiamo un ulteriore intervento dell'Unione su questo problema (…) La rivoluzione dei bioshoppers è stata ben accolta e recepita dai cittadini, che siamo certi saranno pronti a denunciare chi froda la legge e inquina l'ambiente”.

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