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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2014 alle ore 10:12.
L'ultima modifica è del 22 novembre 2014 alle ore 12:41.

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Vigilantes negli oliveti per evitare furti e cisterne di olio extravergine scortate dalla polizia come furgoni portavalori. È l'effetto della pazza stagione dell'olio d'oliva nella quale tra maltempo e attacchi della mosca olearia, la produzione italiana si fermerà a quota 300mila tonnellate, il 35% in meno rispetto allo scorso anno. Le stime sui raccolti diramate qualche settimana fa hanno subito acceso le quotazioni. Per un chilo di olio extravergine nei giorni scorsi a Bari si è superato il prezzo record di 7 euro, il livello più elevato da 15 anni.

In Puglia nelle campagne di Andria si sono moltiplicati i casi di furti a opera di bande specializzate, tanto che molti produttori si sono affidati a istituti di vigilanza oppure hanno deciso di seguire giorno e notte le operazioni di raccolta per non lasciare incustoditi gli uliveti.
«Senza contare i camion cisterna carichi di olio d'oliva – dice il presidente del Consorzio nazionale olivicoltori, Gennaro Sicolo – partiti alla volta del Nord Italia scortati dalla polizia. D'altro canto considerato che una cisterna può caricare fino a 300 quintali di olio con le attuali quotazioni raggiunge un valore di oltre 200mila euro».

Solo negli ultimi giorni una piccola tregua con i frantoiani pugliesi che hanno bloccato gli ordini con l'effetto di raffreddare i listini. Ma sono in molti a temere che si tratti di una soluzione solo temporanea e che i prezzi riprenderanno presto a correre. «Non basta proteggere il poco olio made in Italy – spiega il direttore dell'Unaprol, Pietro Sandali – occorre alzare l'attenzione sulle potenziali truffe. Un rischio sempre in agguato in campagne normali, figurarsi in una stagione anomala come questa».

Anche in una stagione disastrosa come l'attuale non mancano le isole “felici”. «Abbiamo notizie – aggiunge Sandali – di un buon raccolto in qualche area della Basilicata, nella provincia di Cosenza o nel Salento». E non manca chi è convinto che anche un'annata difficile come questa possa nascondere qualche beneficio. «Con l'ondata di rincari – spiega il presidente di Federdop, Daniele Salvagno – il gap di prezzo fra extravergine e Dop si è ormai assottigliato».

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