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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 18:46.

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Da Taranto a Porto Marghera. Cresce la sofferenza dell'indotto Ilva che attende di essere pagato dall'azienda dell'acciaio. Oggi il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, è tornato in pressing sull'ufficio acquisti dell'Ilva dopo che venerdì scorso le banche hanno accordato all'azienda la seconda tranche del prestito ponte (ulteriori 125 milioni). «Ci hanno promesso una risposta per domani - annuncia Cesareo -. Se non arriverà, prenderemo contatti direttamente col commissario Piero Gnudi». Le imprese di Taranto, con i primi 125 milioni del prestito arrivati all'Ilva a metà settembre, si sono viste liquidare entro fine ottobre fatture per complessivi 34 milioni. Adesso dichiarano di aver maturato un ulteriore credito (circa 50 milioni la cifra fornita nei giorni scorsi) e quindi sperano che l'Ilva a dicembre, oltre a pagare stipendi, tredicesime e rata del premio di risultato ai dipendenti, possa pagare anche un'ulteriore quota all'indotto. «Siamo in una situazione molto critica» afferma il presidente Cesareo. Ma critico è anche il caso di Porto Marghera dove i trasportatori che operano per conto del centro servizi Ilva denunciano mancati pagamenti da mesi. Per il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, «il Governo non sta facendo nulla, nemmeno si degna di dare una risposta a imprese che da mesi lavorano senza essere pagate. Questo è un comportamento degno di un Governo credibile? Cosa si aspetta per intervenire? Forse che la sospensione dei servizi di carico e scarico delle merci attuato dagli autotrasportatori veneti si estenda anche alle altre sedi del gruppo siderurgico?». A Porto Marghera i trasportatori hanno deciso di interrompere l'attività per «rendere pubblico il disagio già denunciato in passato» scrivono in una lettera inviata alla Prefettura e alla Questura di Venezia Gianluigi Satini, presidente regionale della Fai, Sergio Barsacchi, segretario regionale di Cna Fita e Luciano Tieghi, segretario provinciale di Confartigianato trasporti Venezia. E dopo Porto Marghera, la protesta coinvolgerà anche lo stabilimento Ilva di Legnaro in provincia di Padova. In Veneto ricordano di aver segnalato il caso al commissario Gnudi e al ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi, già ad agosto, ma non di non aver mai ricevuto risposta. Ora Uggé chiede al Governo «d'intervenire immediatamente sospendendo per le imprese di autotrasporto non retribuite dall'Ilva l'obbligo di versare l'Iva sulle fatture emesse e congelando il versamento dei contributi ai dipendenti. Così - sottolinea - si eviterà alle imprese di autotrasporto di subire oltre al danno la beffa».

Intanto si vanno via via definendo le autorizzazioni che servono all'Ilva per avviare i lavori per la copertura dei parchi minerali del siderurgico di Taranto, una delle prescrizioni più importanti dell'Autorizzazione integrata ambientale. Finalità dell'intervento, è quella di evitare la diffusione delle polveri. Relativamente alla Via per la copertura del parco primario e del parco fossile - il cui rilascio spetta al ministero dell'Ambiente -, la Regione Puglia ha dato oggi il suo ok con delle prescrizioni. Tra queste, l'immediata trasmissione all'Arpa Puglia dei dati delle unità di monitoraggio delle polveri «correlate al sistema di attivazione automatica dell'impianto di nebulizzazione». Per il parco primario la conferenza dei servizi si è già conclusa con esito favorevole agli inizi di novembre, mentre per il parco fossile è fissata per il 10 dicembre. Dopodichè sarà il ministro dell'Ambiente a firmare un decreto unico oppure due decreti per I'inizio dei lavori. Invece c'è già l'autorizzazione ai lavori per la copertura del parco loppa. L'ha rilasciata ieri il Comune di Taranto attraverso lo Sportello unico Attività produttive. Le opere dovranno essere avviate entro un anno dal provvedimento e concluse entro tre. Mesi addietro il Comune ha rilasciato l'autorizzazione per la copertura di altri parchi minori e gli interventi sono in corso da parte dell'Ilva.

Sono sei i parchi minerali dello stabilimento: primario, fossile, calcare 1 e 2, agglomerato sud e nord, omogeneizzato, loppa. Dall'ultima relazione del commissario dell'Ilva, Piero Gnudi - periodo giugno-agosto scorsi - si apprende che su 583 milioni sinora spesi o impegnati per le prescrizioni Aia, comprese le risorse riferite alla gestione commissariale di Enrico Bondi ed Edo Ronchi, 201 milioni hanno riguardato l'area parchi. Di cui 100 riferiti al parco primario (copertura assegnata all'azienda friulana Cimolai), 78 ai parchi minori e il resto relativo a ulteriori interventi anti-inquinamento. Adesso la possibilità di cantierizzare i progetti autorizzati o in fase di autorizzazione è legata alla stabilizzazione della società, vale a dire riassetto societario con nuovi investitori e nuovi mezzi finanziari.

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