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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 18:20.

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Spiaggia di San Foca (Agf)Spiaggia di San Foca (Agf)

Si apre domani mattina al ministero dello Sviluppo economico la conferenza per il rilascio dell'autorizzazione unica al progetto Tap, l’opera che dal 2020 dovrebbe portare in Puglia, via Mar Adriatico, il gas proveniente dall'Azerbaijan. Oggi pomeriggio la giunta regionale pugliese ha ribadito il suo no all'approdo scelto da Tap (San Foca, nel Salento) e approvato a fine agosto dal ministero dell'Ambiente con la Valutazione di impatto ambientale favorevole, sia pure subordinata al rispetto di 58 prescrizioni.

Domani al Mise la Regione negherà quindi l'assenso sul sito individuato e riaprirà la partita sulla localizzazione dell'opera. Un investimento di 40 miliardi destinato a portare, una volta in funzione, 10 miliardi di metri cubi di gas l'anno raddoppiabili. «Nella giunta ho proposto una delibera che sancisce l'indirizzo del governo regionale di negare l'intesa in conferenza di servizi per il progetto Tap in coerenza con quanto espresso con la delibera di gennaio che ratificava il parere contrario al progetto del comitato Via regionale» dichiara l'assessore all'Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro.

«Il ministero dello Sviluppo economico ha convocato per domani la conferenza di servizi. Parteciperemo - annuncia Nicastro - per negare l'intesa che serve all'autorizzazione unica del progetto. Siamo consapevoli delle evoluzioni delle ultime ore che in tema di gas giungono dal panorama internazionale e che, se possibile, contribuiscono ad aumentare la pressione e gli interessi per la realizzazione della Tap. Allo stesso tempo, però, siamo fermi nella convinzione che l'attuale progetto presenta dei punti di criticità tutt'altro che superati, nonostante le rassicurazioni». «Abbiamo cognizione del fatto che, in mancanza dell'intesa, la questione passerà alla presidenza del Consiglio dei ministri e che - prosegue Nicastro - rimangano sul tavolo ben poche opzioni. Tuttavia in ogni sede possibile continueremo a rappresentare le nostre convinzioni rispetto ad un progetto che, pur nelle lodevoli intenzioni di autonomia energetica, resta di difficile integrazione con il territorio». La Regione, infatti, è dell'avviso che portare il gasdotto a San Foca procuri un danno all'ambiente e all'ecosistema marino, considerata la specificità dell'area. E sulle barricate sono anche diversi comuni del Salento, i quali hanno impugnato al Tar il decreto di Via del ministero.

E interpellato circa la possibilità che la Regione Puglia indichi domani al tavolo un approdo diverso a San Foca nella marina di Melendugno, Nicastro dichiara: «Non spetta alla Regione fare questa scelta. Vediamo cosa ha da dirci Tap. A gennaio, quando per la seconda volta il progetto è stato bocciato, osservammo che la società aveva escluso dall'approdo una serie di siti lungo lo stesso asse adriatico non motivando in modo adeguato la loro esclusione. Ovvio che un sito diverso, rimette tutto in gioco. Perchè a quel punto - commenta Nicastro - bisognerà fare una nuova istruttoria e arrivare ad una nuova Valutazione di impatto ambientale».

Il Governo, intanto, col vice ministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, dichiara che il gasdotto Tap «era, è e sarà prioritario, indipendentemente da South Stream. Per l'Italia ha sempre una priorità massima». Mentre l'ad di Tap, Giampaolo Russo, osserva: «Il Governo ci ha rappresentato tempi molto rapidi con la chiusura della conferenza dei servizi nel primo trimestre 2015. Tutte le preoccupazioni di natura paesaggistica che sono state portate avanti - dice Russo - ono state affrontate nel decreto di Valutazione di impatto ambientale e credo che un dibattito in seno alla conferenza di servizi aiuterà ancora di più capire che non c'è rischio di esplosione, non c'è rischio Seveso, non c'è rischio paesaggistico». Per Russo l'idea di spostare l'approdo, come chiedono i comitati e i movimenti contrari al gasdotto, «non è un tema plausibile. La palla - sottolinea - nella conferenza dei servizi guidata dal Governo che ha preso tutti gli impegni per realizzare il progetto nei tempi minimi. Ogni riapertura dell'approdo significherebbe due anni in più tra percorso autorizzativo e altro».

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