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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 19:15.

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Una proposta di investimento ingente (intorno ai 30 milioni) contro lo spettro dello spostamento di molte lavorazioni a Marsiglia. Marco Bisagno, alla guida dei cantieri Mariotti, e Ferdinando Garrè, patron della San Giorgio, aziende rispettivamente di costruzioni e riparazioni navali, unite nella holding Genova industrie navali (Gin) e impegnate, insieme a Saipem, anche nello smantellamento di Concordia, lanciano un progetto di sviluppo per l’area delle riparazioni del porto di Genova.

Un’operazione che si sposerebbe in modo completo con il Blue print, cioè il disegno per il riassetto del waterfront della Lanterna, che è in fase di completamento dal parte dell’architetto Renzo Piano.

A illustrare la proposta è Bisagno, affiancato da Garrè. «Abbiamo presentato – spiega – una manifestazione di interesse all’Autorità portuale per la privatizzazione (annunciata ma non ancora attuata, ndr) dell’Ente bacini di Genova (società pubblica che raggruppa i cinque grandi bacini di carenaggio dello scalo genovese, ndr). Siamo pronti ad assumere la gestione delle strutture e a intervenire direttamente con un investimento per l’allungamento e l’allargamento del bacino numero 4 (che dovrebbe passare dagli attuali 270 metri di lunghezza per 40 di larghezza a 330 per 60 od 80, ndr), in modo da renderlo capace di accogliere le navi da crociera di grandi dimensioni. Questa operazione, secondo la port Authority, avrà un costo di 60-70 milioni che noi siamo pronti a coprire per metà».

L’allungamento, però, aggiunge Bisagno «può essere portato a compimento, per ragioni legate alle manovre delle navi che entreranno nei bacini, solo acquisendo spazio nella parte verso Levante della struttura . È indispensabile, quindi, che per ingrandire il bacino, venga tombata (come prevede il progetto di Renzo Piano, ndr) la parte di mare di fronte alla sede dello Yacht Club italiano, presso molo Duca degli Abruzzi».

L’obiettivo dei riparatori, dunque, coincide con i piani dell’Autorità portuale, che vorrebbe spostare lo Yacht Club nell’area della Fiera di Genova, condivisi anche dalla Regione Liguria e (con qualche titubanza) dal Comune. Ma fieramente avversati dai gestori del club e da quelli degli altri circoli nautici vicini, le concessioni demaniali dei quali (in capo alla port Authority) scadono però nel 2015.

«Il tombamento di Duca degli Abruzzi – ribadisce Bisagno – è indispensabile e lo abbiamo spiegato alla port Authority, la quale si è presa un po’ di tempo per valutare il nostro progetto; che prevede anche di continuare ad assicurare il servizio pubblico che i bacini attualmente svolgono nel porto per tutti gli utenti delle riparazioni. Stiamo dialogando anche con altri imprenditori, come Alberto Amico (che ha presentato una manifestazione d’interesse per la privatizzazione dei bacini 1, 2 e 3, ndr)». L’intenzione, insomma, è di trovare un accordo.

Se, però, il progetto di Gin per la gestione dei bacini genovesi non dovesse andare in porto, Mariotti e San Giorgio sono pronti a ridimensionare le proprie attività nello scalo di Genova (che oggi occupano complessivamente 450 persone fisse e che arrivano a essere triplicate nei momenti di grandi lavori) per concentrarle sul polo di Marsiglia, dove gestiscono tre grandi bacini di carenaggio: uno da 250 metri per 40 di larghezza; uno da 320 per 50 e il terzo (che inizierà a operare da settembre) da 465 metri per 85.

«Se ci dicono di no – afferma Bisagno – ridimensioneremo le nostre attività a Genova tornando a fare semplicemente lavoro di officina e sviluppando la cantieristica a Marsiglia. Certo questo comporterebbe una discesa degli occupati, nello scalo della Lanterna, da 450 a 100 persone circa». Bisagno e Garrè aspettano una risposta, riguardo al loro progetto, entro il 2015.

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