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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 18:22.

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Un manifesto collettivo firmato dai costruttori veneti e da Confindustria, ma anche dai professionisti, dai sindacati, dalle università e dagli ambientalisti. Per la prima volta tutti insieme, 18 associazioni di categoria chiedono un deciso e repentino cambiamento nelle politiche urbanistiche della regione. Il Veneto è tra le regioni più urbanizzate d'Italia, tra abitazioni private, capannoni industriali, rete infrastrutturale.

L'appello delle categorie intende spingere affinché siano redatte nuove regole regionali e comunali con l'obiettivo di limitare la corsa al consumo di suolo, aumentare inclusione sociale e sostenibilità, generare processi economici virtuosi legati alla rigenerazione della città.
Con queste finalità si è costituito il «Patto per un programma regionale di strategie e politiche di Rigenerazione urbana sostenibile», un tavolo di lavoro e di discussione costituito spontaneamente che si propone di diventare interlocutore della Regione Veneto e dei Comuni su un programma organico di riforma delle politiche di governo del territorio, tenendo in maggiore considerazione gli aspetti ambientali, di coesione sociale, di competitività del territorio veneto.
Nel dettaglio, i promotori sono: Ance Veneto, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Federazione Ordini Architetti del Veneto, Federazione Ordine degli Ingegneri del Veneto, Federazione Ordini Dottori Agronomi del Veneto, Feneal Uil, Fillea Cigl, Filca Cisl, Istituto Nazionale di Bioarchitettura, Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Ordine Geologi del Veneto, Ordine Psicologi Consiglio Regionale Veneto, Unioncamere Veneto, Universita' degli Studi di Padova, Universita' Iuav di Venezia, Consorzio di Bonifica Bacchiglione, Gruppi di Azione Locale (GAL) del Veneto.
«La città - sostengono unitariamente gli aderenti - è il luogo privilegiato per vivere, lavorare, divertirsi e conseguentemente investire. A differenza di ferrovie e autostrade, ogni euro di denaro pubblico investito nella città ne attrae quattro dal mercato privato». «Quello che ci prefiggiamo – ha spiegato Giuseppe Cappochin, in rappresentanza della federazione regionale degli architetti – è che i programmi di rigenerazione urbana siano finalizzati d'ora in poi a porre un limite all'espansione edilizia, prevedendo uno sviluppo del tessuto urbano per implosione anziché per esplosione, e a riconvertire parti significative delle città del Veneto oggi inadeguate sotto il profilo statico, energetico, funzionale, sociale e architettonico».
Il «Patto» chiederà alla Regione Veneto di svolgere, di concerto con le altre regioni, un ruolo attivo nella Conferenza Stato-Regioni affinché il governo provveda quanto prima all'approvazione di una organica legge di programmazione finalizzata a superare l'attuale impianto frammentario e settoriale delle politiche urbane. La Regione, dal canto suo, è chiamata a supportare i propositi di riforma anche con una legge regionale di indirizzo. «Il mercato – ha aggiunto Luigi Schiavo, presidente di Ance Veneto – è già orientato al recupero del patrimonio immobiliare esistente: il 65% del valore della produzione del settore edile riguarda interventi sul costruito. Quello che stiamo sperimentando è un nuovo modello di governance, che parte dal basso, stimola una responsabilità diffusa e punta ad alleggerire il peso burocratico dei sistemi tradizionali».
Tra le soluzioni individuate dal coordinamento anche la costituzione di un Comitato Interministeriale per le politiche urbane, cabina di regia in grado di tradurre in provvedimenti operativi i programmi pluriennali e le linee di indirizzo di volta in volta definite. Il comitato potrà essere affiancato da un'Agenzia Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile per la selezione a livello nazionale e regionale dei siti in cui intervenire.

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