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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2014 alle ore 06:38.

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Taranto

I fornitori mettono alle strette l’Ilva. L’Eni ha inviato allo stabilimento di Taranto una lettera con cui annuncia lo stop alla fornitura di gas a partire da fine mese. Motivo dell’interruzione, il mancato pagamento. La notizia è data da fonti sindacali alle quali è stata comunicata dall'azienda. Sebbene il siderurgico riutilizzi nel ciclo produttivo i gas della lavorazione - quelli di altoforno, per esempio, sono convertiti in energia e alimentano la centrale elettrica dello stabilimento -, c’è comunque una quota che arriva dall’esterno. Serve a «riscaldare» alcune parti degli altiforni e delle acciaierie. «È del tutto evidente che se la fornitura di gas dovesse essere interrotta, l’attività produttiva è a rischio» commenta Cosimo Panarelli, segretario della Fim Cisl di Taranto.

E anche le imprese appaltatrici e dell'indotto sono un fronte scoperto per l’Ilva. Ieri il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, con alcuni imprenditori ha incontrato il dg dell’azienda, Roberto Renon, per sapere se, con i 125 milioni della seconda e ultima rata del prestito ponte accordato nei giorni scorsi dalle banche all’Ilva, c’è la possibilità di liquidare una quota dei crediti avanzati dai terzi per i lavori eseguiti. «Renon - dice Cesareo - ci ha detto che questo spazio non c’è. Si sta studiando una soluzione per dare una svolta all'Ilva ma non esiste, al momento, la possibilità di pagare anche le imprese. Oggi sarò a Roma per incontrare il commissario Piero Gnudi. Noi siamo ad un punto limite». Cesareo quindi annuncia che le imprese che lavorano col siderurgico attenderanno qualche giorno ancora, «dopodichè - sottolinea - saremo costretti a mettere in mobilità il personale oltre a non pagare stipendi e tredicesime. Spero che non si debba arrivare a tanto e che una via d'uscita in extremis sia trovata. Oggi c’è un dato di fatto: la crisi dell’Ilva ci ha travolto».

Intanto è stato dichiarato dai sindacati metalmeccanici lo stato di agitazione dei lavoratori degli stabilimenti di Taranto e Genova-Cornigliano. Si chiedono garanzie sugli stipendi ma soprattutto sul futuro. I sindacati ritengono «non più rinviabile una giornata di mobilitazione generale, anche nazionale, nei confronti del governo, che coinvolga tutti gli stabilimenti del gruppo». Per Fim, Fiom e Uilm, «la vertenza Ilva si avvita sempre di più e gli annunci del Governo non si traducono in azioni concrete. Non siamo disponibili ad assistere a un percorso che tiene i lavoratori, un’intera città, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa e la sua filiera appesi a un filo».

E ieri, per diverse ore, c'è stato il rischio che l’Ilva a metà mese pagasse solo stipendi di novembre e tredicesime e non anche la rata del premio di risultato, collegato all'andamento dei singoli reparti. Nel pomeriggio, probabilmente dopo un pressing sui vertici, la schiarita: l'Ilva ha comunicato ai sindacati che salderà tutte le scadenze. A luglio scorso, con Gnudi che si era insediato da appena un mese, il premio non fu pagato perchè non c'erano soldi in cassa e rinviato al mese successivo.

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