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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2014 alle ore 09:32.
Carpi (Modena) – In dieci anni le imprese si sono quasi dimezzate, con una radicale trasformazione della base produttiva: non hanno retto le micro imprese, hanno conquistato spazi i big. Ma per il cluster del tessile e dell'abbigliamento di Carpi – oggi un totale di oltre mille imprese – sembra essere arrivata la fase della rimonta.
Dopo un 2013 fortemente al ribasso, il fatturato ha ricominciato a correre. Il 2014 si chiuderà infatti per il cluster della provincia di Modena con ricavi per oltre 1,4 miliardi, in crescita del 3,1%. In volata anche le esportazioni, con un balzo che sfiora il 36%. Risultati – come mostra l'undicesimo rapporto sul distretto, curato dal Comune di Carpi - trainati dalle aziende di maggiori dimensioni e dai grandi marchi cresciuti in un questo pezzo di territorio emiliano storicamente vocato alla produzione di maglieria e abbigliamento: tra questi, brand come Blumarine (prodotto da Blufin), Twin Set, Liu-Jo, Spw- Stone Island, Giorgio Armani Operation, che hanno fatto del cluster modenese il cuore del sistema moda dell'Emilia Romagna.
La crisi e poi il terremoto – il sisma, tra danni a capannoni e macchinari e mancati introiti, ha presentato un conto salatissimo alle imprese: 38 milioni - hanno operato una drastica selezione, confermata anche dai numeri che riguardano i livelli occupazionali. I tempi d'oro dei quattordicimila addetti – parliamo del 1990 - sono davvero un'altra epoca. L'emorragia di posti di lavoro non si è fermata e oggi gli occupati sono poco più di 7mila. L'effetto del progressivo indebolimento delle piccole aziende della subfornitura: la selezione ha colpito infatti in prevalenza le imprese fino a nove addetti. Ma anche di una tendenza alla concentrazione che negli anni si è consolidata, favorendo aggregazioni.
Non a caso sono i piccoli a mostrare la perdita di occupati più elevata. Al contrario, le aziende più grandi, quelle con oltre 50 addetti, sono riuscite a mettere a segno un incremento dei posti di lavoro nell'ultimo anno pari all'11,3%. Il distretto abbraccia cinque comuni: oltre a Carpi, Novi di Modena, Cavezzo, San Possidonio e Concordia. Un'area nella quale intorno a grandi griffe del made in Italy si dipana una rete di fornitura nella quale spiccano cinque imprese che da sole sviluppano quasi il 50% del fatturato, molte capaci anche nell'ultimo triennio, nonostante la morsa della crisi, di aumentare i ricavi.
E anche quest'anno saranno le aziende con più di 50 addetti a sviluppare oltre il 66% del fatturato: più di 960 milioni. Collocate su una fascia medio alta di mercato hanno consolidato il presidio dei mercati esteri. Complessivamente il valore della produzione destinata a coprire la domanda da oltreconfine – soprattutto quella proveniente dall'area Ue - è arrivata al 34,4% del totale. In aumento anche la rete di negozi monomarca sia in Italia sia in altri Paesi. Oggi sono quasi 600, dei quali 288 all'estero.
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