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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2015 alle ore 16:17.

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ROMA - Dall’evidenza scientifica alla decisione politica. Gli Stati membri d’ora in avanti godranno di maggiore discrezionalità nel vietare sul proprio territorio la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm). È quanto prevede un’intesa raggiunta ieri a Bruxelles fra Consiglio dei ministri, Commissione Ue ed Europarlamento (il cosiddetto “trilogo”). L’accordo prima di essere recepito in una proposta di direttiva dovrà ora essere approvato dal Comitato degli Ambasciatori Ue (Coreper) e dalla Commissione parlamentare Ambiente.

Il compromesso prevede la possibilità per i singoli Stati membri di decidere in piena autonomia se vietare o meno sul proprio territorio nazionale la coltivazione di Ogm autorizzati da Bruxelles. Decisione che dovrà essere motivata da ragioni socioeconomiche, ambientali o legate all’utilizzazione delle terre.

Il passaggio tuttavia non è di poco conto considerato che finora i singoli Paesi per mettere al bando sul proprio territorio le coltivazioni Ogm autorizzate da Bruxelles dovevano dimostrare i rischi che da quella coltivazione potevano derivare per l’ambiente o per la salute umana. Rischi che poi dovevano poi essere riconosciuti con una decisione dell’Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa). Insomma, l’ultima parola sull’eventuale messa al bando spettava agli organismi Ue e non a quelli nazionali aspetto che ha dato luogo a lunghi contenziosi fra i singoli Paesi e Bruxelles. D’ora in avanti, invece, lo stop alla coltivazione di Ogm potrà essere decisa dai singoli Stati membri senza attendere l’esito di una decisione comunitaria.

La notizia dell’accordo è stata data ieri dal ministro per l’Ambiente, Gianluca Galletti che ha guidato i negoziatori del Consiglio Ue. Il Parlamento europeo era invece rappresentato dal presidente della Commissione Ambiente, l’italiano Giovanni La Via (PPE) mentre per la Commissione Ue era presente il responsabile per la Salute e la Sicurezza alimentare, il lituano Vytenis Andriukaitis. «L’accordo raggiunto – ha detto il ministro Galletti – ci porta molto vicini a un grande traguardo sotto la Presidenza italiana dell’Ue: il riconoscimento della sovranità e dell’autonomia dei singoli Stati nella coltivazione degli Ogm. Si tratta di un compromesso equo e bilanciato che crea le condizioni necessarie per garantire la libertà di scelta a livello nazionale sulla coltivazione degli Ogm». Soddisfatto anche il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, mentre per il Commissario Ue Andriukaitis «i membri dell’Europarlamento e la presidenza italiana hanno compiuto un significativo passo avanti dopo 4 anni di intensi dibattiti. Gli Stati membri potranno vietare la coltivazione di Ogm senza attendere il vaglio europeo delle ragioni portate a sostegno del divieto. Il provvedimento – ha aggiunto - che spero diventi operativo per la primavera 2015 è inoltre in linea con l’impegno del presidente della Commissione, Jean Claude Junker, di dare ai governi almeno lo stesso peso dei pareri scientifici sulle decisioni relative ad alimenti ed ambiente».

Fin qui il compromesso di fondo anche se, come segnalato da fonti vicine alla Commissione Ue, non mancano divergenze come ad esempio sulla gestione della coesistenza fra prodotti Ogm e convenzionali o sulla responsabilità finanziaria in caso di danni da contaminazione.

Soddisfatte infine le organizzazioni agricole italiane con in prima fila la Coldiretti che ha sempre spinto per una soluzione di questo tipo e che, con il proprio presidente Roberto Moncalvo, ha ieri ricordato come «ben il 76% dei cittadini italiani è contrario a coltivare Ogm sul territorio nazionale».

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