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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2014 alle ore 06:58.

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Prodotto innovativo; buon riscontro dalla clientela e ordini che si impennano; la necessità di raddoppiare lo stabilimento di produzione. Risultato? Nuovi investimenti (10 milioni di euro solo per il sito) e occupati (ne serviranno circa 150 nel prossimo anno). In estrema sintesi è questo che sta accadendo a Conegliano e a un’azienda - la Irca - nata da una costola del gruppo Zoppas (ceduto a Zanussi e che oggi fa parte del mondo Electrolux).

Nel 1963 la Irca inizia la sua vita, per diventare oggi leader nella produzione di resistenze elettriche e sistemi riscaldanti per gli elettrodomestici. Per capirsi: oltre il 60% delle lavatrici vendute ogni anno nel mondo monta componenti marchiati Irca. Lo stesso vale per lavastoviglie e macchinette per caffè.

Se metà del fatturato dell’azienda (400 milioni nel 2013, per il 65% da quota export) arriva dal mercato degli elettrodomestici, l’altra metà viene da resistenze elettriche e sistemi riscaldanti per applicazioni industriali.

Ed è proprio da qui che giungono le migliori notizie per l’azienda che nella prima metà dell’anno ha avuto qualche tensione sul fronte occupazionale, poi però risolta senza strascichi. «Oltre che in Italia abbiamo stabilimenti in Romania, Germania, Stati Uniti, Messico e Brasile. Ma il prodotto per l’automotive abbiamo deciso di farlo qui», dice Gianfranco Zoppas, nipote di Ferdinando Zoppas che nel 1926 fondò l’allora officina meccanica Zoppas, e presidente di Zoppas industries (650 milioni di fatturato, che oltre alla Irca comprende la Sipa che realizza macchinari per la produzione di bottiglie e contenitori in plastica).

La Irca fa resistenze anche per l’avionica oltre che per il comparto spaziale. Ma la soluzione per l’automotive «si sta ora diffondendo in tutto il mondo. Gli ordini dal comparto - precisa Zoppas - raddoppieranno il prossimo anno e potrebbero quadruplicare nel giro di 3 anni».

Banalizzando, il prodotto consta di un circuito stampato flessibile chiuso fra due elementi di gomma sintetica e inserito nelle marmitte catalitiche per abbattere, grazie al riscaldamento, le emissioni inquinanti. Sembra facile, ma per arrivarci serve «un investimento costante in ricerca e sviluppo. Noi impegniamo fra il 4 e il 5% del nostro fatturato ogni anno». Da qui poi la scelta di Conegliano come sito di produzione. Il perché è presto detto: «Si tratta di un prodotto innovativo che ha necessità di qualità e assistenza. E la qualità delle nostre maestranze non ha pari. Questo rende tranquilli sia noi sia i clienti».

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