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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 14:23.
Svezia e Qatar, Danimarca e Portogallo, Venezuela e Australia, Svizzera e Francia, Inghilterra e Turchia: arrivano da tutto il mondo i buyer invitati al meeting della giostra, organizzato dal distretto veneto a Bergantino e Melara, provincia di Rovigo. Qui lavorano una settantina di imprese, nate nel dopoguerra, cresciute con il boom economico e oggi diventate punto di riferimento a livello internazionale. Basti pensare che, solo per le giostre - ma il settore è fatto di una complessità di attività sia produttive che di servizio: teloni e impianti elettrici, decorazioni, verniciature e pannelli in vetroresina, casse e carrelli per il trasporto, studi di design e illuminazioni esterne - su 90 aziende europee di rilievo, 40 sono italiane. E se si guarda ai costruttori di attrazioni significative, per parchi divertimenti temporanei o permanenti, si trovano realtà concentrate in Veneto ai confini con l’Emilia Romagna, con un fatturato globale di circa 250-300 milioni (il doppio se si considera l’indotto) e quote di esportazioni che superano il 90%, con punte del 99 per cento.
I punti di forza - «Il settore è fortemente orientato all’innovazione, alla ricerca, all’eccellenza» spiega Franco Cestonaro, rappresentante del distretto. «Il 100% delle giostre prodotte è ad alto contenuto tecnologico e utilizza fonti di energia rinnovabili. Abbiamo organizzato queste giornate di incontri e visite per dimostrare che il settore c’è, e anche in un momento difficile lancia un messaggio positivo. Non solo: vogliamo fare rete, per diventare grandi competitori mantenendo ognuno la propria individualità, ma lavorando insieme per sostenere il Made in Italy». Lo sguardo va ai nuovi mercati - Australia, Nord Europa, Paesi del Golfo - e anche al futuro in casa, con il progetto nato per facilitare la continuità del distretto favorendo l’inserimento di giovani nelle imprese e il ricambio generazionale.
Le sfide - Il 70% delle giostre sul mercato globale è prodotto in Europa, il 90% delle produzioni europee è realizzato in Italia, e di questo l’80% parla veneto. La Disneyland a Legoland, il mix di meccanica, tecnologia, ingegneria e creatività ha portato il fatturato di distretto a segnare +7,5% negli ultimi tre anni. Un settore che non sfugge alla concorrenza: «La legislazione che protegge la proprietà intellettuale non è adeguata - sottolinea Cestonaro - e non risponde in tempi idonei alla necessità di proteggere i produttori dalle copie altrui. Nemmeno la legislazione nazionale regge i ritmi del mercato, nonostante la quota di investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo prototipi».
Il settore delle giostre, dove le produzioni non in serie, perlopiù artigianali, scontano un’incidenza elevata di manodopera, «è sotto attacco da parte dei Paesi a basso costo del lavoro: le novità prodotto con sacrifici, studio e ricerca sono immediatamente replicate e immesse sul mercato dalla concorrenza asiatica a prezzi notevolmente inferiori». Ma il nemico si chiama anche burocrazia: «Enormi quantità di carte che non fanno altro che aumentare i costi fissi, non la qualità», denuncia Cestonaro.
Obiettivo rischio zero - I gusti sono cambiati: se nell’Ottocento ci si divertiva su una tranquilla giostra a cavalli, oggi il pubblico chiede emozioni: «Ma questo non si traduce in rischi - segnala il report del distretto - secondo l'EAASI, l'associazione europea dei costruttori di attrazioni e simili, andare in motocicletta in una strada europea è 450 volte più pericoloso, andare in bicicletta 39 volte, camminare per strada 12 volte. Ma se le statistiche dicono che la probabilità di subire un danno grave in un giro al parco divertimenti è di una su 2,3 milioni, l’obiettivo è la sicurezza assoluta: «Le aziende collaborano quotidianamente con università, centri di ricerca e anche con la Nasa per valutare l’impatto delle attrazioni sul corpo umano».
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