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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2014 alle ore 06:57.

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VENEZIA

Il traffico crocieristico a Venezia rischia il declino, con un crollo verticale del movimento passeggeri, se non ci sarà una revoca definitiva dell’ordinanza della capitaneria di porto che impone, dal 2015, il divieto di passaggio nel bacino di San Marco delle navi da crociere superiori a 96mila tonnellate di stazza. A lanciare l’allarme e a chiedere la cancellazione del provvedimento, già sospeso dal Tar del Veneto ma applicato comunque, in via precauzionale, dalle compagnie crocieristiche, è Sandro Trevisanato, presidente di Vtp (Venezia terminal passeggeri). Il quale si collega anche alle parole pronunciate sulle crociere («Venezia sta perdendo l'intero comparto») da Matteo Zoppas, presidente della locale Confindustria, venerdì scorso, durante l’assemblea dell’associazione.

«Il settore – afferma Trevisanato – dà lavoro in quest’area a 10mila persone, circa 4.300 dipendenti diretti e il resto indiretti e muove un giro d’affari di 450 milioni di euro l’anno per la città e l’entroterra. Se il Governo non prende una decisione rapida, anche sul futuro percorso delle navi, e non si supera lo stallo delle 96mila tonnellate la crocieristica veneziana si sfalderà progressivamente».

L’impasse è iniziata col decreto Clini-Passera del marzo 2012, emanato sull’onda del naufragio di Costa Concordia. Il provvedimento prevedeva che nessuna nave sopra le 40mila tonnellate potesse accedere al bacino di Venezia ma era subordinato al fatto fosse trovata un’altra via per farle arrivare al terminal. Al decreto ha fatto seguito l’ordinanza della capitaneria che prevedeva una riduzione fino al 12,5% del passaggio delle navi nel bacino di San Marco per il 2014 e imponeva, per il 2015, il divieto d’ingresso alle unità di stazza superiore alle 96 mila tonnellate. Il 17 marzo di quest’anno, però, il Tar ha sospeso l’applicazione della limitazione, rilevando una violazione del principio di gradualità, in mancanza della disponibilità di una via alternativa per le navi. Da allora il tribunale amministrativo ha rinviato la decisione definitiva.

«Nel 2013 – prosegue Trevisanato – avevamo avuto il picco di crocieristi con 1,81 milioni di passeggeri. Nel 2014 è iniziata la discesa a 1,74 milioni e nel 2015 sappiamo già, dai programmi delle compagnie, che ci sarà un’ulteriore riduzione del 10% della movimentazione di persone. Per il 2016 non possiamo ancora fare previsioni esatte ma prefiguriamo una nuova diminuzione rispetto al -10% del 2015». Il presidente di Vtp teme che Venezia possa tornare ai numeri di 13 anni fa. «Nel 2001 – sottolinea – Venezia contava 500mila passeggeri e poi è partita l’escalation che ha portato al dato record del 2013. Ma mentre costruire è difficilissimo, a distruggere basta un tratto di penna. Con la limitazione di tonnellaggio, le compagnie portano a Venezia le navi più piccole e, se si escludono quelle extralusso, più vecchie; mentre le unità più grandi e belle vanno verso Atene, Istanbul o il Tirreno. In questo modo abbiamo più navi e meno passeggeri e siamo entrati in overbooking per gli ormeggi. Perché disponiamo di 11 posti e abbiamo 12 richieste. Così siamo stati costretti a rinunciare a richieste di approdo e ci troviamo con meno movimentazione di passeggeri».

Trevisanato chiede, dunque, «la revoca dell’ordinanza delle 96mila tonnellate». E «una decisione rapida sul percorso futuro delle navi, che dia certezze alle compagnie. Riteniamo che la realizzazione del passaggio Contorta Sant’Angelo, come alternativa al transito nel canale della Giudecca, sia l’unica soluzione praticabile, perché garantisce 11 accosti. Viceversa, il progetto Venis Cruise 2.0, pensato per far arrivare la navi sulla bocca di Lido, ne consente solo cinque».

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