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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 17:36.

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In Piemonte, dove nel 2011 è stata avviata la sperimentazione dei quattro anni del diploma professionale, con il coinvolgimento di 22 agenzie formative e circa un migliaio di giovani, i risultati hanno il segno più davanti. Il tasso di dispersione è stato intorno al 13%, contro il 37% degli istituti professionali. Mentre a 15 e 18 mesi dalla fine del percorso hanno trovato impiego tra il 51,6 ed il 54,2% degli studenti.

I dati vengono dalla Regione Piemonte, dal Centro nazionale opere salesiane–formazione aggiornamento professionale (Cnos-Fap) e dalle sezioni locali dell'Associazione nazionale enti di formazione professionale (Forma) e del Coordinamento enti nazionali per la formazione e l'orientamento professionale (Cenfop). Sotto la lente d'ingrandimento, il Diploma professionale di tecnico, l'unico percorso quadriennale riconosciuto in Europa e oggi rilasciato oltre che dalla Regione Piemonte, anche dalla Lombardia, il Veneto, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Sicilia.

«In un Paese con tassi di disoccupazione giovanile altissimi e con una storica e profonda divaricazione tra scuola e lavoro – spiega Paola Vacchina, presidente nazionale Forma - la IeFP sconfigge la dispersione scolastica, include dal punto di vista sociale giovani con diverse forme di svantaggio, realizza l'alternanza fra studio e pratica». Anche fuori dalla realtà piemontese, come confermato dalle rilevazioni Isfol, il livello di dispersione scolastica è al di sotto del 13% mentre il 70% degli iscritti trova un impiego a un anno dal termine degli studi. Percentuale che sale all'85% dopo due anni.

«Molti giovani desiderano una formazione pratica, con laboratori e stage in azienda, ma non la trovano a causa di politiche sbagliate di governo e Regioni – aggiunge Dario Nicoli, professore di Sociologia economica e del lavoro, Università Cattolica di Brescia -. Così ripiegano su percorsi teorici, demotivandosi e finendo per diventare Neets, giovani che né studiano né lavorano. La IeFP è una risposta».
Nonostante la Formazione Lavoro stia dando risultati superiori ad altri strumenti come Garanzia Giovani o l'Apprendistato, il rischio è il taglio alle risorse. «Al contrario – secondo Pier Luigi Pettini, segretario confederale Cisl – sarebbe necessario un maggior sostegno economico. Non è pensabile continuare con fondi che provengono solo dal Ministero del Lavoro e non da quello dell'Istruzione. E dalle Regioni, soggette a tagli continui. Bisogna capire che la Formazione professionale è il nuovo articolo 18 ed essere capaci di stare al passo con il cambiamento e il lavoro del futuro».

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