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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 04 gennaio 2015 alle ore 17:12.

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Mentre in Italia parlamentari e comitati del no contestano lo sfruttamento dei giacimenti italiani di metano e petrolio bloccati da anni, la Croazia affida all’italiana Eni i giacimenti della sponda dalmata dell’Adriatico, che finora non sono stati perforati. Sono giacimenti a ridosso delle già trivellatissime acque italiane, in alcuni casi anzi di difficile attribuzione fra i due Paesi, e spesso si trovano a poche miglia dalla costa italiana come accade nel golfo di Trieste oppure nella fascia davanti alle isole Tremiti e al Gargano, in Puglia.

Probabilmente sotto il fondale di fronte a Veneto, Emilia-Romagna e Marche c’è soprattutto metano, mentre più a Sud, fino alle aree che fronteggiano la Puglia, dovrebbe esserci abbondanza di greggio. Quante riserve ci sono? Le stime variano. Sono forse generose le prime rilevazioni sismiche condotte dalla norvegese Spectrum, che fanno pensare ai 3 miliardi di tonnellate, mentre sono assai più sobri i conteggi dell’Us Energy Information Administration, che parla di riserve croate sui 70 milioni di barili di greggio e 2,6 miliardi di metri cubi di gas naturale.

L’Italia ha sempre sfruttato intensamente la sua metà di Adriatico con molte decine di piattaforme (i mari italiani sono punteggiati da più di 100 istallazioni petrolifere). La Croazia invece non ha mai sfruttato queste riserve, se non in misura marginale .

In primavera il Governo di Zagabria aveva suddiviso la sua metà d’Adriatico in 29 enormi lotti, e aveva bandito la gara per assegnarli. Il mese scorso, alla scadenza del bando erano risultate offerte per la concessione di 15 dei 29 lotti presentate da diverse compagnie, ma non si sapeva quali.

Secondo quanto riporta Jutarni List, un giornale di Zagabria, tre compagnie sono vincitrici, e cioè l’Eni, la statunitense Marathon Oil e la croata Ina (la compagnia di cui il Governo di Zagabria ha appena ceduto il controllo al gruppo ungherese Mol). Il comitato di esperti ha accettato le offerte di queste tre prime società e a giorni il Governo croato decidera l’assegnazione delle concessioni.

Sarebbero ancora sotto esame con le loro offerte la russa Gazprom, il colosso angolandese Shell, la francese Total, la Noble Energy, la Turkish Petroleum, l’Hellenic Petroleum, la JP Nippon e la Petroceltica, che già lavora per concessioni sulla sponda italiana dell’Adriatico.

Dopo la decisione definitiva del Governo, si procederà ai negoziati diretti con i concessionari, mentre gli accordi dovrebbero essere firmati a marzo.

L’Eni e la croata Ina collaborano già da anni nell’estrazione del gas nell’Alto Adriatico. Per esempio a metà fra Comacchio e Pola, ma già nelle acque croate, c’è la piattaforma Ivana, operata dall’Ina. Le due compagnie sono quelle che conoscono meglio le risorse nascoste sotto i fondali dell’Adriatico.

La Marathon Oil, società petrolifera che ha più di cent'anni di attività, è una delle più grandi società dell’off-shore e di recente il vicepresidente Joe Biden ha valutato la Dalmazia per costruirvi un terminale di rigassificazione del metano liquido.

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Durata (minuti persi) delle interruzioni per utente in bassa tensione

Autorità per l’energia

Interruzioni di elettricità ai minimi

Nel 2013 si è raggiunto il minimo storico per la durata e il numero delle interruzioni di responsabilità dei distributori di energia elettrica, scesi rispettivamente a 39 minuti e a tre all’anno a livello nazionale, con una riduzione dei minuti persi del 65% rispetto al 2000, anno di introduzione della regolazione incentivante. Sono i risultati del meccanismo di premi e penalità dell’Autorità per il miglioramento del servizio di distribuzione, approvati con la delibera 547/2014/R/eel

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