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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 alle ore 07:54.

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«Il progetto definitivo della Torino-Lione, che avrebbe dovuto arrivare al Cipe entro fine anno, giace irresponsabilmente negli uffici del ministero dell'Ambiente, vittima di qualche burocrate che se ne infischia degli impegni assunti dal nostro Paese. I veri avversari del Tav stanno a Roma e non in Valsusa». A segnare il passo sull'iter per la realizzazione della linea ad alta capacità è stato, ieri, Stefano Esposito, senatore, vicepresidente della Commissione Trasporti e da sempre fra i sostenitori dell'opera.

Una stoccata, quella lanciata dal politico, che mira a smuovere le acque, alla vigilia della Conferenza intergovernativa sulla Torino-Lione, prevista per martedì prossimo (16 dicembre) a Roma. Se il progetto non arriverà entro fine anno al Cipe, ad essere sementiti saranno gli impegni assunti pubblicamente e in più occasioni dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Con un grave danno, a catena, per chi lavora sulla strada della realizzazione del Tav.

«Il definitivo – spiega meglio Esposito - doveva essere trasmesso al ministero delle Infrastrutture il 30 settembre ma, di ritardo in ritardo, siamo arrivati all'11 dicembre. Nessuna delle date indicate è stata rispettata. Ancora una volta mi tocca denunciare l'incapacità della burocrazia romana, che non riesce a comprendere la rilevanza di questa grande infrastruttura e le responsabilità che l'Italia ha nei confronti dell'Ue». L'appello a sbloccare l'iter è per il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galetti. «Ciò che non viene compreso – conclude Esposito - è che la Torino-Lione non è una semplice ferrovia, ma un'occasione di riscatto per l'intero Paese, che può finalmente dimostrare a tutti la propria serietà nel rispettare tempi e costi».

Ad agganciarsi alla polemica, anche se per ragioni opposte, è stato ieri anche il Movimento 5 Stelle. «Il Governo non ha alcuna intenzione di finanziare il progetto – sostengono il senatore Marco Scibona e la consigliera regionale, Francesca Frediani -. Renzi lo ha detto chiaro e tondo anche in televisione».
Nel frattempo, le notizie su Tav arrivano anche dal fronte giudiziario. Martedì scorso altri tre anarchici del movimento No Tav (oltre a Claudio Alberto, Nicolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi) sono stati accusati di terrorismo: si tratta di Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli, e Francesco Nicola Sala, tutti milanesi, già detenuti per l'attacco al cantiere Tav del 13 e 14 maggio 2013. Ieri, invece, la Cassazione ha annullato la decisione del gup di non procedere nei confronti di Luca Abbà e Nicoletta Dosio, che nell'agosto scorso avevano accompagnato il filosofo Giovanni Vattimo, in una visita al carcere agli attivisti detenuti, qualificandosi come consulenti. Ora il gup dovrà fissare una nuova udienza preliminare per i due, accusati di falso ideologico, tenendo conto del pronunciamento della Cassazione.

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