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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2014 alle ore 19:45.

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La Trw non ha fatto passi indietro, e chiuderà lo stabilimento di Livorno che produce sistemi sterzanti per auto tra pochi giorni, a fine anno. Il negoziato al ministero dello Sviluppo economico non è servito a far cambiare idea ai vertici della multinazionale americana di componentistica auto, acquisita di recente dal gruppo tedesco Zf (per 12,4 miliardi di dollari), che a sorpresa a metà ottobre avevano annunciato di voler chiudere la fabbrica che occupa 500 persone con l'indotto.

Il tentativo di prolungare i contratti di solidarietà in essere, per cercare un investitore interessato a rilevare l'attività, è caduto nel vuoto. L'unica “concessione” strappata da istituzioni e sindacati al tavolo governativo coordinato dal viceministro Claudio De Vincenti, che si è chiuso l'altra sera, è stata la mobilità incentivata, 60mila euro per ciascuno dei 412 lavoratori dipendenti, sui quali grava la beffa, sottolinea il segretario Fiom-Cgil di Livorno, Luciano Gabrielli, “di pagare il 23% di tasse”.

Lunedì prossimo, 15 dicembre, sarà firmato l'accordo che lascia l'amaro in bocca a sindacati e istituzioni (l'assessore toscano Gianfranco Simoncini ha evitato di commentare l'intesa). “Firmiamo pur essendo contrari – dice Gabrielli – per mettere in sicurezza i lavoratori e garantire loro la sopravvivenza, sperando che l'accordo di programma per Livorno, di cui si sta discutendo, riesca a dare un futuro allo stabilimento Trw. Resta il comportamento della multinazionale: mai visto un atteggiamento simile in 60 anni di vita”.

Il sindacato è sconcertato: “Speriamo che la vicenda Trw abbia insegnato qualcosa – aggiunge Gabrielli - al Governo e alle istituzioni locali: una multinazionale non può stare in un posto fino a quando le fa comodo, e poi decidere di andarsene all'improvviso: deve esserci una responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori e del territorio. Nello stabilimento Trw fino a due mesi fa si lavorava normalmente, senza che nulla facesse ipotizzare la chiusura”.

Resta il dramma degli 80-90 lavoratori dell'indotto, che non avranno (a parte 13, in virtù di un vecchio accordo) neppure la mobilità incentivata. “L'epilogo non ha tolto la dignità ai lavoratori Trw, che hanno deciso di cedere una parte del loro salario ai lavoratori più deboli dell'indotto”, conclude Gabrielli.

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